Non ci sono più posti, Napoli è al collasso. È un’emergenza senza fine quella dei migranti e può solo peggiorare. A dirlo è Luca Trapanese, l’assessore comunale al welfare, che ammette a La Notizia la gravità della situazione. “Sono molto preoccupato – afferma – perchè la stima dei profughi in arrivo in tutto il 2023 era di 50mila persone, mentre ne sono già arrivate 80mila, e siamo ancora ad ottobre”. Lunedì scorso al porto di Salerno ha attraccato la nave dell’Ong Medici Senza Frontiere, Geo Barents, con 258 migranti a bordo (tra cui 38 donne e 56 minori, 26 dei quali non accompagnati) soccorsi in mare e provenienti da Siria, Egitto, Bangladesh, Sudan, Sierra Leone e Pakistan. Uomini, donne e bambini che fuggono dalla povertà e dalla guerra, sperando di trovare in Italia un futuro quantomeno dignitoso. Ma, il più delle volte non è così.
Esaurito ogni spazio a Napoli, per molti migranti non c’è che la strada. Le Onlus costrette a scegliere chi aiutare e chi no
“Ogni giorno – aggiunge Trapanese – abbiamo almeno quattro o cinque persone da collocare, e le comunità sono stracolme. Nonostante ci sia un’ottima sinergia tra Comune, Prefettura e l’Asl Napoli 1 Centro, guidata dal direttore generale Ciro Verdoliva, siamo in una difficoltà senza precedenti. Gli enti del Terzo Settore non rispondono più alle chiamate perchè non riescono a trovare operatori disponibili. Non ci sono strumenti ne luoghi per l’accoglienza e questo comporta un altro problema: i migranti che non riusciamo a seguire con programmi di assistenza poi ce li troviamo in strada”.
Sono infatti in aumento il numero dei senza fissa dimora, e per questo martedì scorso nella sede del Consiglio Comunale, in via Verdi, si è svolta una riunione d’urgenza dell’apposita commissione, per rispondere in qualche modo a questa nuova emergenza, in particolare sul territorio della terza Municipalità. Le cinque unità di strada presenti in città sono costantemente impegnate ma hanno mezzi limitati; a breve sarà attiva una centrale operativa che coordinerà le varie attività e sarà anche prevista la presenza di un neuropsichiatra.
Per tutto il 2023 erano previsti 50mila arrivi. Già adesso però gli immigrati sono più di 80mila
Il nodo della questione, però, non sta solo nel gran numero di arrivi e nell’assenza di strutture ricettive adeguate, quanto nella carenza di operatori qualificati nell’accoglienza e la gestione dei migranti, come denuncia Valeria Auricchio, componente della direzione tecnica dell’area migranti di Arci Mediterraneo. “Non abbiamo più posti – dice sconsolata – e siamo costretti ad accogliere solo le categorie più vulnerabili, cioè mamme con bambini, persone con problemi sanitari, nuclei familiari. Così gli uomini singoli sono abbandonati a loro stessi, e questo inevitabilmente incrementa la loro presenza nelle strade.
Oltre alla carenza di strutture riscontro anche un ridotto numero di operatori che abbiano un minimo di esperienza con i migranti, e ciò aggrava ancor di più le nostre condizioni di lavoro”. Un altro dato drammatico riguarda i minori non accompagnati. Arci Mediterraneo li assiste in due progetti specifici: uno a San Giorgio a Cremano e un altro a Casoria, ma anche in questo caso i posti sono esauriti. “C’è un problema politico – denuncia Suor Marisa Pitrella, direttrice della Caritas. “Queste persone – spiega – prima di arrivare dovrebbero già sapere dove saranno collocate. Invece non accade nulla di tutto questo e si illudono di trovare opportunità. È una situazione drammatica, abbiamo aumentato alcuni posti nei dormitori da 35 a 75, nel periodo invernale si apriranno altre strutture per garantire una difesa minima dal freddo, ma così non si va avanti. E la collaborazione tra Comune, Regione, Prefettura, Asl, Chiesa, Croce Rossa, Protezione Civile non basta”.
Un allarme che riguarda soprattutto i giovani, conclude poi Suor Pitrella: “Tra i senza dimora ci sono troppi ragazzi. La diocesi garantisce almeno 1500 pasti al giorno, e a volte anche di più, e mi riferisco solo alla mensa. Ciò che mi addolora è che tanti migranti finiscano in strada a causa dell’assenza di strutture”.