Il cavallo di battaglia della Lega, che il governo ha fissato come obiettivo di legislatura, viene ancora una volta bocciato. Dopo la Banca d’Italia e la Commissione europea a rilevare i limiti della flat tax è l’Ufficio parlamentare di bilancio. Il passaggio dagli attuali scaglioni Irpef a uno schema di progressività ad aliquota unica “determina effetti redistributivi che penalizzano i soggetti con redditi medi e favoriscono quelli con redditi più elevati a meno di rinunciare a una elevata quota di gettito”, osserva l’Upb.
Dopo la Banca d’Italia e la Commissione europea a rilevare i limiti della flat tax è l’Ufficio parlamentare di bilancio
E anche la flat tax incrementale e la sua estensione ai dipendenti, osserva, si pone in controtendenza rispetto all’obiettivo di accrescere l’equità orizzontale, oltre ad apparire “poco giustificabile anche sotto l’aspetto dell’efficienza”. I dubbi dell’Upb però non si limitano alla sola tassa piatta. La delega “non chiarisce se il punto di arrivo del processo di riforma” dell’Irpef sarà “un sistema duale” oppure se continuerà a coesistere una pluralità di prelievi proporzionali con aliquote differenziate. C’è poi il capitolo coperture.
“Non viene esplicitamente escluso che i decreti attuativi possano essere finanziati anche ricorrendo all’indebitamento netto”, ma questa modalità è per l’Upb “inappropriata” per le conseguenze “negative” che avrebbe proprio sull’equilibrio e sulla sostenibilità dei conti.
“Occorre infine rilevare che gli interventi sui tributi che la delega definisce con maggior dettaglio sembrano complessivamente rivolti a una riduzione progressiva e non trascurabile del prelievo”. E tale esito – si osserva -potrà essere raggiunto solo attraverso una riduzione permanente della spesa pubblica che, anche alla luce dei bisogni che saranno determinati in prospettiva dall’invecchiamento della popolazione, richiederebbe una ridefinizione del livello dei servizi pubblici e delle platee dei beneficiari.