A dispetto di tutti i partiti del centrodestra – dalla Lega a Fratelli d’Italia – che ne reclamano l’abolizione, il cashback, che si deve a Giuseppe Conte, ha prodotto e potrebbe continuare a produrre benefici effetti in termini di incentivazione dei consumi, gettito aggiuntivo e recupero del sommerso. E’ quanto emerge dalla Community Cashless Society (qui il report) attivata su iniziativa di The European House-Ambrosetti.
L’introduzione del cashback nel mese di dicembre 2020 – si legge nel Report – ha generato consumi addizionali pari a 1,1 miliardi di euro, a fronte di rimborsi previsti per 223 milioni di euro. Per tutto il 2021 si stima un effetto addizionale sui consumi pari a 9,3 miliardi di euro, a fronte di una dotazione finanziaria di 1,75 miliardi di euro per l’attribuzione dei rimborsi e la copertura delle ulteriori spese derivanti dall’attuazione della misura.
Per il 2022, invece, si stimano consumi addizionali pari a 13,9 miliardi di euro, a fronte di costi previsti per 3 miliardi di euro. Muovendo da un’aliquota media calcolata sul paniere dei consumi delle famiglie italiane, è stato possibile calcolare il gettito aggiuntivo per lo Stato derivante dai consumi, per un totale cumulato di circa 4,4 miliardi di euro fino al 2022. In termini, invece, di recupero di economia sommersa e del Vat gap (evasione Iva) il cashback può abilitare un gettito addizionale per lo Stato pari a 1,2 miliardi di euro al 2022. Tuttavia, i benefici del cashback non si esauriscono al 2022.
“Si stima – si legge sempre sul Rapporto – che la misura sia in grado di permeare i comportamenti virtuosi cashless dei cittadini anche per gli anni successivi. Dal 2022 in avanti si ipotizza si possa verificare un graduale e crescente spostamento dei pagamenti da contante a cashless. Tra recupero di gettito Iva aggiuntivo e recupero del sommerso il cashpack potrebbe portare 9,2 miliardi in più fino al 2025. La misura, a ogni modo, dovrebbe essere confermata per quest’anno con alcune correzioni.