di Alessandro Barcella
“Oltre il danno, la beffa”. E’ la sintesi dietro la quale si racchiude la forte protesta di Sulpm Lombardia, sindacato della Polizia Locale. Gli agenti iscritti alla sigla puntano il dito contro il Comune di Milano. Il tema è quello della copertura delle spese legali in caso di procedimenti giudiziari. Ne parliamo con Sergio Bazzea, segretario regionale: “Oggi succede che se l’agente di polizia locale coinvolto in un processo non è assolto con formula piena o è denunciato dal proprio ente, deve provvedere da solo al pagamento delle spese legali sostenute – esordisce Bazzea – La motivazione addotta dal Comune di Milano a giustificazione di questa scelta sarebbe la presenza di un conflitto d’interessi”. La copertura interverrebbe dunque solo dopo il rinvio a giudizio e comunque non nelle fattispecie ricordate sopra.
Denunce inevitabili
“Fare il vigile a Milano è problematico e ne conosco almeno un centinaio che sono implicati in procedimenti di varia natura – prosegue il sindacalista – Andiamo dalle lesioni al falso ideologico, all’arresto illegale: io sino a oggi mi sono preso tre denunce, questioni legate inevitabilmente al lavoro”. Una normativa a tutela del dipendente in realtà ci sarebbe, ed è proprio quella che il Sulpm chiede che il Comune adotti. E’ la Legge Regionale 7 luglio 2008 numero 20 a spiegare, nell’articolo 99, che “la Regione, anche a tutela dei propri diritti e interessi, si accolla gli oneri di difesa sostenuti da propri amministratori e dipendenti nell’ambito di qualsiasi procedimento giurisdizionale avviato nei loro confronti in relazione ad atti o fatti connessi all’espletamento del mandato o allo svolgimento delle attribuzioni dell’ufficio”.
Battaglia in appello
“A Milano accade invece che nel 90% dei casi l’Ente non paghi – prosegue Bazzea – e questo avviene solo quando si ha la formula piena, nonostante esista l’articolo 28 del contratto a disciplinare l’istituto dell’assistenza (che prevede però l’esclusione in caso appunto di conflitto d’interessi, ndr). Ora come sindacato stiamo ricorrendo in appello in merito ad un processo che vede tre colleghi denunciati perché trovati in ufficio con un calendario del Duce. Il giudice li ha assolti. Abbiamo chiesto al Comune l’assistenza legale, ma è stata negata. Il nostro ricorso è stato bocciato ed ora siamo in appello”. Il sindacato si appella dunque al rispetto del principio dell’innocenza sino all’ultimo grado di giudizio. “L’agente denunciato – conclude Bazzea – deve cominciare a sostenere gli oneri da solo, e con processi che sono durati anni”. Il Sulpm, intanto, corre ai ripari annunciando una raccolta fondi di solidarietà ai colleghi denunciati.