Marcia per la pace sì, ma non solo. La giornata di domani accoglierà infatti anche la mobilitazione nazionale “NON PER NOI MA PER TUTTE E TUTTI!” in piazza Vittorio Emanuele II a Roma alle ore 11 promossa da ben 500 associazioni per chiedere maggiore attenzione su temi come il reddito, il lavoro e il welfare. L’assemblea confluirà poi nella marcia di Europe for Peace. A raccontarlo a La Notizia è Misha Maslennikov policy advisor di Oxfam e autore dell’analisi sulle diseguaglianze in Italia.
Qual è il significato della manifestazione di domani?
“A fronte dell’attuale periodo politico non proprio favorevole per i nostri importanti temi scendiamo in piazza per chiedere maggiore attenzione nei confronti delle diseguaglianze e della povertà. Certo, la nostra manifestazione confluirà poi nella marcia della pace, perché per natura abbracciamo quesi temi. Ma non solo. Perché avvertiamo che tanti italiani sentono il bisogno di scendere in piazza e chiedere un cessate il fuoco. Voglio sottolineare che però noi confluiamo nella marcia della pace con un’identità nostra che punta all’ampliamento dei diritti sociali e civili di cui il Paese ha bisogno”.
Quando parla di disuguaglianza intende tra nord e sud?
“Non solo ma anche tra aree urbane e limitrofe, tra aree urbane e aree esterne. C’è una forte difficoltà nell’accesso ai servizi. C’è da dire che siamo consapevoli che non rientra tra le priorità di questo Governo. Non che i governi precedenti abbiano fatto bene però nonostante ci sia un evidente scollamento tra questo Governo e il mondo associativo chiediamo comunque di essere ascoltati. Siamo in un Paese in cui le diseguaglianze economiche e sociali erano marcate prima del grande shock della pandemia e che ora rischiano di essere ulteriormente esacerbate. Abbiamo oltre cinque milioni di persone in povertà assoluta, oltre otto milioni in povertà relativa”.
E qual è la situazione del mercato del lavoro?
“Abbiamo mercati del lavoro fortemente diseguali che generano strutturalmente povertà lavorativa. Un lavoratore su tre è a bassa retribuzione”.
Ma a suo avviso qual è il vero problema e, soprattutto, come crede che si potrebbe intervenire?
“Occorrono misure pesanti ma il punto è che qui nessuno pensa alla qualità dei posti di lavoro. Il reddito di cittadinanza è una misura più che giusta e che andrebbe rafforzata, non tolta o ripensata come dice la Meloni. Invece qui emerge una narrativa di colpevolizzazione della povertà e di guerra ai poveri. Togliere il reddito di cittadinanza agli attuali beneficiari è sbagliatissimo”.
Perché?
“Nessuno tiene conto del fatto che si tratta di persone che non hanno competenze e che quindi prima di passare per il centro per l’impiego avrebbero bisogno di essere presi in carico da più soggetti. Come se non bastasse c’è questa malsana idea che il lavoro fa uscire dalla povertà. Non è vero. La qualità del lavoro che viene offerto, in alcuni casi, è talmente bassa che aumenta la povertà”.
E del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) cosa ne pensa?
“Doveva essere un’occasione importante”.
E invece?
“Non ha un’agenda di lavoro che prende in considerazione un intervento serio contro l’indebolimento dell’economia italiana, per una transizione digitale green equa e soprattutto non è assolutamente misurato in termini di qualità dei posti di lavoro. Noi puntiamo al contrasto della contrattazione al ribasso e dell’estinzione del salario minimo legale. Che sono delle misure necessarie ma non sufficienti da sole per contrastare il tema delle diseguaglianze e della povertà”.
Quindi cosa chiedete?
“Innanzitutto di essere ascoltati”.