Sono dettagli importanti, per carità, ma pur sempre dettagli. Per capire l’uragano scatenatosi all’interno del Movimento 5 Stelle bisogna per un attimo lasciare sullo sfondo le varie polizze e i vari casi Marra. E bisogna concentrarsi sul vero “affare”: lo stadio della Roma. Sì, perché dietro i problemi pentastellati c’è un mondo fatto di banche, palazzinari, società immobiliari e lobbisti che raramente viene messo a fuoco. E’ rispetto a questa filiera che i grillini sono spaccati. Da una parte Marcello De Vito e Roberta Lombardi, più dialoganti nei confronti di questi poteri forti. Dall’altra il “raggio magico”, con Virginia Raggi e Daniele Frongia, che forse da oggi ci dovranno dialogare di più. Magari è una semplificazione, che però aiuta a decifrare la situazione. Andiamo allora nel dietro le quinte delle polizze e dei casa Marra. Qui c’è una filiera economica in cima alla quale troviamo Unicredit. Banca disastrata, con 12 miliardi di perdite, è la vera azionista di maggioranza di tante partire romane.
I fronti aperti – Creditrice della Fiera di Roma, Unicredit ha ancora enorme voce in capitolo nei confronti della Roma Calcio. James Pallotta, inutile girarci intorno, è un prodotto della banca oggi guidata dal francese Jean Pierre Mustier, che ancora deve recuperare un sacco di soldi dalla società di calcio. In una certa fase del progetto immobiliare, addirittura, sembrava che l’istituto di credito dovesse fissare la nuova sede capitolina proprio nell’area accanto al nuovo stadio (ipotesi per ora archiviata). Ancora, presi dal clamore delle polizze e dei casi Marra tanti osservatori romani sembrano essersi fatti sfuggire che Unicredit è di fatto diventata “proprietaria” del gruppo Parnasi, quello che dovrebbe sviluppare il progetto del nuovo stadio. Sul finire dell’anno scorso Parnasi ha conferito al veicolo Capital Dev gran parte delle società che seguono diversi progetti immobiliari romani: il 100% della Samar, il 100% del Parco delle Acacie Due, il 100% della Case Nuove, il 100% della Pisana e il 75% della Parsec 6. E chi è l’azionista di maggioranza della Capital Dev? Unicredit, con l’81,2% del capitale. Mentre Parnasi, attraverso la Capital Holding, è stato relegato al 12,5% del capitale, con azioni di categoria B, per giunta date in pegno (come emerge dagli archivi della Camera di commercio). Stessa sorte per il restante 6,2% della Capital Dev, in mano al Sofrac Group. Ma perché Unicredit è entrata nei gangli vitali del gruppo Parnasi? Per la stessa ragione per cui la banca è entrata nel cuore della Fiera e della As Roma. E cioè perché vanta crediti enormi nei confronti del gruppo Parnasi. A quanto pare siamo arrivati a quasi 800 milioni. Considerando i circa 150 milioni di euro di crediti che la banca vanta ancora nei confronti della As Roma, da cui è formalmente uscita tempo fa, ecco che Unicredit nei prossimi anni potrà battere cassa per circa 1 miliardo di euro nei confronti dei principali protagonisti del progetto. E questo è il motivo per cui l’istituto di credito vede anche di buon occhio il completamento dello stadio, a condizione che i ritorni siano tali da coprire i suoi enormi crediti. Nella filiera vanno poi inserite le società immobiliari. Per esempio Idea Fimit, che fa capo a De Agostini e in misura minore all’Inps. La società da tempo si annusa con il gruppo Parnasi per lo sviluppo del progetto-stadio. E ieri, contattata da La Notizia, ha chiarito “di essere ancora a disposizione per la costituzione di un fondo immobiliare, perché il veicolo si presterebbe al reperimento di equity, anche da parte di investitori istituzionali”. Il problema sono le incertezze su tempi e cubature. Ma sullo sfondo, sempre parlando di società immobiliari, si indovina anche il profilo di Prelios, concorrente di Idea Fimit. Secondo alcune indiscrezioni, verso la fine dell’anno scorso sarebbe stata proprio Prelios a entrare in contatto con Parnasi per la costituzione di un veicolo per sviluppare il progetto-stadio. Molti ritengono credibile il coinvolgimento di questo gruppo immobiliare per una semplice ragione. Nell’azionariato di Prelios, con l’11,7%, ritroviamo infatti l’onnipresente Unicredit, la cui quota è l’ennesima eredità di crediti non riscossi. Ma la società, contattata ieri da La Notizia, ha smentito l’esistenza di contatti con Parnasi. E poi i lobbisti, che sul progetto di stadio stanno facendo un lavorìo ormai nemmeno più sottotraccia. Qui a farla da padrona è la Comin & Partners, guidata da Gianluca Comin, già capo delle relazioni esterne di Enel e Montedison.
Gli altri – Ebbene, la Comin & Partners non molto tempo fa ha incamerato tra i suoi molteplici incarichi proprio una consulenza sul progetto “Stadio della Roma”. E non è certo passata inosservata, in questo week end “post polizze”, l’escalation di pressioni per sponsorizzare l’infrastruttura. Pressioni culminate nell’intervento “a gamba tesa” di mister Luciano Spalletti, che ha letteralmente strappato il microfono a un inviato di Sky per dire che lo Stadio della Roma va fatto. Il tutto lanciando anche l’hashtag #famostostadio. Una precisa scelta di marketing di cui solo uno sprovveduto può non accorgersi. Così come non è possibile non accorgersi che tutto questo è arrivato a poche ore dallo “scandalo” polizze e dagli interrogatori fiume della Raggi sul caso Marra. La realtà è che, svanite le Olimpiadi, il grande affare romano è diventato lo stadio. Un’operazione che viene monitorata con certosina attenzione anche da Francesco Gaetano Caltagirone, acerrimo nemico di Parnasi. Lo stesso Caltagirone che alla fine spera che lo stadio venga costruito, ma dalle aziende del suo gruppo e nelle aree a lui più congeniali.
Twitter: @SSansonetti