Non solo il delicato nodo dell’Economia, col braccio di ferro su Paolo Savona. A preoccupare il Quirinale c’è anche il tema migranti sul quale ieri Sergio Mattarella – nelle ore convulse seguite all’incarico a Giuseppe Conte, con Matteo Salvini dato come probabile ministro dell’Interno – ha invocato “lungimiranza e spirito di responsabilità”. Dal Viminale, i dati della gestione Minniti fotografano una netta flessione degli sbarchi quest’anno (-79%) rispetto al 2017. E sono tanti i nodi che dovranno essere affrontati dal nuovo Esecutivo: rimpatri, accoglienza, rapporto con la Libia, Regolamento di Dublino. Mentre ieri la Farnesina ha replicato seccamente al presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, che mercoledì aveva promesso vigilanza “per salvaguardare i diritti degli africani che sono in Italia”.
Da registrare, inoltre, la frecciata del presidente del Pd, Matteo Orfini, a Minniti: “La lettura sull’immigrazione data dal nostro Governo ha sdoganato una lettura di destra del fenomeno”. Mattarella ha sottolineato “l’impegno dell’Italia sul fronte delle migrazioni, fenomeno di portata storica che va governato da Africa ed Europa insieme, con lungimiranza e spirito di responsabilità e ci ha visto finora in prima linea a sostegno di un approccio volto a sconfiggere le cause profonde di questa tragedia e a tutela della vita e della dignità dei migranti”. Parole che lasciano trapelare preoccupazione per il dossier, tra le ‘bandiere’ della Lega in campagna elettorale. Il programma Di Maio-Salvini definisce “insostenibile” la questione migratoria. E nei giorni scorsi il leader leghista ha rincarato la dose. “Io dico: stop clandestini, tutta l’Africa in Italia non ci sta. Spero di potermi mettere presto al lavoro per cominciare a rimediare ai disastri del Pd sull’immigrazione”. Punto chiave del programma, i rimpatri, visti i “500 mila migranti irregolari presenti sul nostro territorio”. Le cifre di quelli rimandati a casa sono modeste: 6.514 nel 2017. Probabile che il successore di Minniti aumenterà gli stanziamenti per questo capitolo rivedendo quelli destinati all’accoglienza. Proprio l’accoglienza è l’altro capitolo sul quale sono attesi cambiamenti. Circa 170mila sono i migranti ospitati nel sistema, che si fonda su piccoli numeri diffusi capillarmente sul territorio evitando concentrazioni massicce di migranti in grossi centri.
Ora sembra che la visione sarà ribaltata, come ha invocato Massimiliano Fedriga, governatore leghista del Friuli: “Informeremo l’Esecutivo che siamo contrari a questo modo di accogliere”. Il programma prevede la creazione di un Centro di permanenza per il rimpatrio in ogni Regione. Cosa peraltro contenuta nel decreto Minniti dello scorso anno: ma solo 5 sono attivi, per poche centinaia di posti rispetto ai 1.600 previsti. Sarà dunque dato un impulso alla realizzazione dei centri dove mantenere gli irregolari. Salvini ieri ha duramente criticato la concessione della libertà ad un nigeriano condannato per aggressione: “Non può essere espulso perché ‘richiedente asilo’. Roba da matti. Ma la musica presto cambierà!”.
Battaglia si annuncia poi a Bruxelles sul regolamento di Dublino che impone al Paese di primo approdo di farsi carico dei richiedenti asilo. L’Italia da tempo punta a modificare la norma, finora con scarsi risultati. Il negoziato tra i 28 è in stallo, come emerso anche ieri in un vertice tra ambasciatori. E la dialettica con l’Europa destinata ad intensificarsi, come dimostra il botta e risposta Juncker-Farnesina. Al primo, che aveva promesso vigilanza sul rispetto dei diritti degli africani in Italia, il ministero ha replicato che “l’auspicio dell’Italia è che tutta l’Ue concorra alla responsabilità per i salvataggi in mare, ai rimpatri e alla cooperazione con i Paesi di origine e transito, affinché non sia l’Italia a dovere sopportare tutto il peso dei flussi migratori nel Mediterraneo, come invece avviene da anni”. Il primo appuntamento Ue per il nuovo titolare del Viminale è vicino: il 4 giugno a Lussemburgo, per la riunione dei ministri dell’Interno.