Prima la paura del contagio, poi lo sciopero della fame per presunte violazioni dei suoi diritti di detenuto e ora pure il presidio davanti al carcere di Calabria. Sembra proprio che per alcuni Cesare Battisti sia una povera vittima del sistema giudiziario italiano e non uno spietato terrorista, condannato all’ergastolo per ben quattro omicidi commessi alla fine degli anni ’70 e che per addirittura 37 anni aveva eluso la giustizia trovando riparo in Bolivia. Evidentemente non sono bastate le indagini prima e la condanna poi, per convincere tutti su chi sia realmente Battisti e perché debba restare in cella perché ieri è stata annunciata la surreale manifestazione che si terrà questa domenica davanti al carcere di Rossano, nel Cosentino, per evidenziare le condizioni in cui si trova detenuto l’ex terrorista, trasferito nel carcere calabrese lo scorso mese di settembre.
MANIFESTAZIONE SHOCK. L’iniziativa é stata promossa dall’avvocato Adriano D’Amico, consigliere comunale di San Demetrio Corone e membro del Comitato politico provinciale Rifondazione Comunista Cosenza, e da Francesco Saccomanno, segretario provinciale Rifondazione Comunista di Cosenza, con un sit-in con cui sperano di puntare l’attenzione sulla necessità di avere “dignità per tutti i detenuti”, evidentemente a partire dall’ex terrorista che per qualche ragione è diventato una sorta di simbolo. Secondo quanto evidenziato dai promotori, “le privazioni ed i soprusi subiti da Cesare Battisti, emerse dalle sue dichiarazioni riportate dai media nazionali e locali, sono comuni, purtroppo, a moltissimi detenuti italiani, che a discapito della citata Carta Costituzionale sono costretti in uno spazio vitale ai minimi termini di sopravvivenza; all’ozio forzato in una cella che il più delle volte non rispetta i canoni di legge; sprovvisti molto spesso di suppellettili indispensabili, quali, ad esempio, un computer o dei francobolli, che consentirebbero al detenuto di continuare a vivere oltre la dimensione disumana del carcere e comunicare con i suoi cari”. Non solo.
Proprio guardando alla peculiare situazione di Battisti, si legge nel documento, “nel momento in cui al predetto, che ha scritto numerosi libri pubblicati in Italia ed all’estero, si impedisce l’uso del computer, ritenendosi, provocatoriamente che non risulta alle autorità una sua professione che implichi la disponibilità del computer o di altro materiale didattico, é evidente che gli si vuole impedire di interagire con le istanze esterne, culturali e mediatiche, che potrebbero fargli guadagnare il consenso di democratici e garantisti”.
LA GRANDE AMAREZZA. Un annuncio, quello dell’imminente sit-in davanti al carcere di Rossano, che ha subito scatenato un vespaio di polemiche. Sono in tanti a chiedersi come mai ci sia tanta attenzione nei confronti di Battisti che sembra davvero refrattario alla detenzione tanto che ha già più volte chiesto gli arresti domiciliari per ragioni di salute. Tra i più duri c’è sicuramente Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso dai Pac in una sparatoria nel 1979 e rimasto ferito lui stesso da un proiettile che gli ha fatto perdere l’uso delle gambe, che all’Adnkronos ha tuonato: “Ormai lo fanno passare per vittima”. L’uomo ha tenuto a precisare che deve essere “chiaro che il diritto di ogni detenuto va rispettato, ma bisogna capire proprio cosa sta succedendo e dove si vuole arrivare” in quanto è tempo di “mettere delle linee e dei paletti, perché continuando così, tra due mesi Battisti viene candidato a sindaco”.