di Francesco Bonazzi
Ma chi l’ha detto che “l’economia è la scienza triste”. Prendete il Matteo Renzi di ieri. Con un più 0,8% di crescita nel 2015 è subito volato in tv a festeggiare da par suo. “Con questo governo le tasse vanno giù, gli occupati vanno su, le chiacchiere dei gufi invece stanno a zero”, ha detto il Presidente del Consiglio al Tg1. E pazienza se abbiamo il rapporto deficit-pil al 2,6%, la disoccupazione stabile all’11,5%, il debito pubblico che continua a crescere, i consumi inchiodati e non approfittiamo come dovremmo di un petrolio sui minimi e del metadone monetario della Bce. Ma anche a volersi eccitare con gli zero virgola, i due decimali in più sbandierati da Renzi dipendono in realtà dalla revisione al ribasso del Pil 2014 fatta a settembre, come hanno notato gli economisti Puglisi e Daveri. In questi giorni, dopo gli scandali, alcuni banchieri buontemponi hanno detto che serve una maggiore educazione finanziaria. Insomma la colpa è dei risparmiatori che sono ignoranti. Mai nessuno che proponga maggiore cultura macroeconomica. Nel paese dei Renzi servirebbe a non passare per gufi se solo ci si rifiuta di bersi la qualunque.