Non è stato un volitivo desiderio primaverile quello che ha indotto lo scorso maggio molti universitari italiani ad accamparsi in delle tende dinanzi alle sedi delle proprie facoltà. Nessuna avidità di protagonismo mediatico delle “tendine”, ma un popolo di giovani che rivendica il proprio diritto allo studio e che torna a riunirsi in questo autunno sotto l’efficace slogan “vorrei un futuro qui”.
Li hanno chiamati “bamboccioni”, “divanisti” o – nei casi migliori – “cervelli in fuga”, perché quando non si è capaci di far sacrifici è più facile scappare. Non ci si è chiesti, però, cosa fare per trattenere in Italia quei ragazzi che vogliono studiare, acquisire una formazione specializzata competitiva e restare per metterla al servizio del Paese. O, forse, in fondo cosa fare lo abbiamo sempre saputo ma è stato più comodo ignorarlo. Peccato non sia più possibile. I fuori sede in Italia sono circa 830.000 mentre gli alloggi pubblici si arrestano a 50.000. Certo ci sono anche quelli promessi dal governo, ma per il momento facciamo meglio a non contarci!
Al solito si spende poco per il diritto allo studio. Poi non sorprendiamoci per i cervelli in fuga
Il Ministro Anna Maria Bernini parla comunque di 67.000 residenze studentesche realizzate entro il 2026 con i fondi del Pnrr, ma questo non basta per chi investe nell’istruzione terziaria risorse decisamente insufficienti: siamo allo 0,7% del Pil contro la media Ocse dell’1,1%. Servirebbero almeno due miliardi subito da destinare agli affitti, agli studentati pubblici, al caro-libri e alla salute mentale. Per non parlare delle borse di studio. A distanza di un anno finalmente ci sarà lo stanziamento di 17 milioni di euro per gli idonei non beneficiari dell’anno accademico scorso, ma come questi se la siamo cavata nell’arco di dodici lunghi mesi pare non sia granché interessato alla politica.
Del resto a muovere le istituzioni – come asserisce l’Udu – è la logica dei contentini: mancette una tantum condite da promesse disattese. Invece servono risposte vere: un reddito studentesco, divieto di accesso ai privati ai bandi della legge 338/2000, ripristino dell’equipe canone, studentati pubblici, abolizione della legge 431/98. Domani è prevista un’assemblea pubblica al Controchiostro occupato alla Statale, a Milano, mentre il 19 Ottobre avrà luogo una mobilitazione nazionale degli studenti di “Cambiare Rotta” con “Asia USB” e il “Movimento per il diritto all’abitare”.
Tutto ciò condurrà all’inaugurazione dell’anno accademico che, come consuetudine, si terrà il primo Novembre. Un anno che ci auguriamo non sia uguale al precedente, affinché studiare non diventi un privilegio per pochi ma un diritto di tutti da tutelare con investimenti pubblici strutturali e smettendola di strizzare l’occhio ai privati con ripercussioni economicamente insostenibili per quei giovani che in fondo ci stanno solo chiedendo un futuro qui.