La moglie di Navalny ha “rivelato” che suo marito è stato ucciso da Putin. Ma lei vive all’estero, che ne sa di cosa è successo lì nel carcere?
Marco Doriani
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Gentile lettore, la moglie Yulia ovviamente non sa nulla della sua fine, ma ergendosi a continuatrice della “lotta” del marito spera di non perdere i lauti finanziamenti dell’Occidente. E all’Occidente conviene mantenere la finzione. Non a caso Biden l’ha accolta a braccia aperte alla Casa Bianca, pur continuando a chiamarla Yolanda (ed è già tanto che non la chiamasse John). Detto questo, aggiungo che ormai è ufficiale: non “ha” stato Putin. Navalny è morto per cause naturali, come affermato dal Cremlino. Lo ha annunciato nientemeno che Kyrylo Budanov, il potente capo dei servizi segreti ucraini, un fedele di Zelensky. Ai giornalisti che chiedevano della fine del dissidente, ha risposto: “Forse vi deluderò, ma da quanto abbiamo appreso è morto per cause naturali, un coagulo di sangue. Questo è praticamente confermato. Purtroppo non possiamo dire che è stato Putin”. Lei ha visto questa notizia sulla stampa italiana? Io neppure. L’ho dovuta leggere sul Kyiv Post del 26 febbraio, il principale giornale ucraino in inglese. Ma non servivano i servizi segreti: bastava un po’ di logica, come ho scritto ne La Notizia del 20 febbraio, spiegando che è assurda anche l’attribuzione a Putin degli altri “omicidi” di cui è accusato: la giornalista Anna Politkovskaja, l’ex spia russa Litvinenko nonché l’ex spia Skripal sopravvissuto per un pelo. Per ognuno di loro le accuse a Putin sono totalmente prive di argomenti fattuali o logici. Come per Navalny.
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