Non esiste nessun caso Tria. “L’interesse esclusivo della Nazione sul quale il ministro dell’Economia ha giurato coincide con gli obiettivi fissati dal contratto di Governo”. Il presidente M5S della commissione Bilancio del Senato, Daniele Pesco, non ha dubbi.
Per i 5 Stelle il reddito di cittadinanza è la partita della vita. Tria ha assicurato che sarà in Manovra: le tensioni con Di Maio sono un capitolo chiuso?
“Stando alle ultime dichiarazioni del ministro Tria, che dà in sostanza l’Ok al reddito di cittadinanza, e quelle di Di Maio, che chiede di andare oltre il 2% nel rapporto deficit-Pil, direi che siamo sulla buona strada e che si stia trovando un giusto compromesso nell’interesse del Paese”.
Tria però ha ricordato di aver “giurato nell’interesse esclusivo della Nazione”. Un messaggio diretto a Di Maio e Salvini?
“Alle parole di Tria ognuno può dare l’interpretazione che ritiene. A mio avviso, l’interesse della Nazione sul quale il ministro ricorda di aver giurato coincide alla perfezione con gli obiettivi fissati dal contratto di Governo. D’altra parte, bisogna capire che Tria è il ministro di un Esecutivo supportato da due forze politiche e non è sempre facile mediare tra le posizioni in campo, anche tenendo conto che, purtroppo, le risorse disponibili sono scarse. Tria sta svolgendo questo compito difficile nel modo giusto”.
Riforme aumentando il deficit, come dice Di Maio o crescita nella stabilità come sostiene Tria. Non le sembrano due posizioni inconciliabili?
“Occorre trovare il giusto equilibrio. D’altra parte, tra l’1,6% richiesto all’Italia dai patti europei e il 2,8% cui tende la Manovra annunciata da Macron in Francia, il divario è molto ampio. Noi abbiamo chiesto qualcosa in più per iniziare a fare, in modo graduale, le cose che ci siamo impegnati a fare con gli italiani. A cominciare proprio dal reddito di cittadinanza che mi auguro sia allargato alla platea più ampia possibile. Per recuperare risorse, anche se gli spazi sono stretti, sarà necessario avviare anche una riforma della spesa pubblica partendo da un’indagine conoscitiva che proprio oggi (ieri, ndr) ha avuto il via libera in commissione Bilancio”.
Il discusso audio di Casalino, al di là delle polemiche, ha sollevato un problema: il rapporto tra politica e burocrazia ministeriale. Ci sono tecnici che frenano l’azione del Governo?
“A parte il fatto che non capisco perché si parli tanto dell’audio e non di chi l’ha diffuso, il problema esiste ed è reale. E lo dico con cognizione di causa essendomene occupato nella passata Legislatura. La nomina e il rinnovo di un dirigente legati al rispetto degli ordini impartiti, magari anche sbagliati, è il sintomo di un rapporto distorto tra politica e amministrazione. Altra cosa sono gli indirizzi governativi che l’amministrazione deve perseguire, nel rispetto della legge ma indipendentemente dalle convinzioni dei dirigenti. Che al Mef M5S e Lega abbiano riscontrato un problema di questo tipo mi pare evidente”.
Lo spoyl system è la soluzione?
“In generale quando la macchina amministrativa marcia in direzione opposta rispetto all’indirizzo politico, lo spoyl system resta la risposta più adeguata”.
La Consulta ha smontato un altro pezzo del Jobs Act bocciando i criteri di determinazione dell’indennità di licenziamento. Un altro pezzo lo ha smontato il Governo con il decreto dignità. Reddito di cittadinanza a parte, quali sono le priorità per rilanciare l’occupazione?
“Servono innanzitutto maggiori investimenti per rendere funzionali i Centri per l’impiego. Non basta favorire l’incrocio tra domanda e offerta, occorre intervenire anche sulla formazione, lasciata fino ad oggi in mano esclusivamente al privato. Bisogna che anche il pubblico torni, con un giusto compromesso, a svolgere una funzione centrale. Poi sarà necessario incoraggiare la creazione di nuove imprese: i Centri per l’impiego, che nella nostra visione devono diventare veri e propri incubatori d’impresa, serviranno proprio a questo”.