Un agguato al fidanzato del figlio. Perché non accettava che fosse gay. Un noto professionista di Alba, in provincia di Cuneo, si è reso protagonista di una violenza omofoba, aggredendo un ragazzo di 18 anni “colpevole” di frequentare il figlio. L’uomo, che non ha mai accettato l’omosessualità del giovane, ha pensato di risolvere la situazione in maniera barbara. I fatti risalgono al 16 maggio scorso: inizialmente i carabinieri pensavano che il raid nei pressi di una stazione di servizio, a Benevello nel cuneese, fosse una rapina. Invece le indagini, durate circa due settimane, hanno portato a una svolta: si è trattato di un “regolamento di conti”.
“Abbiamo ricostruito i fatti analizzando i filmati della videosorveglianza che ha ripreso le auto in entrata e in uscita dalla frazione”, ha affermato il comandante del Nucleo operativo provinciale di Cuneo, Nicola Ricchiuti, illustrando i dettagli della vicenda. “Dopo aver raccolto le testimonianze delle vittime e degli avventori di un ristorante poco distante, ci siamo orientati verso l’ipotesi di una vicenda dai contorni familiari e omofobi”, ha aggiunto.
Il raid omofobo
Così, armato di mazza da baseball, ha individuato il suo obiettivo insieme a suo amico. Ma nel primo caso ha sbagliato attaccando un’auto in cui c’era un ragazzo totalmente estraneo a qualsiasi relazione. A quel punto il complice gli ha indicato il vero bersaglio: il professionista si è scagliato con il veicolo del fidanzato del figlio, un 18enne di Asti, colpendo anche l’altra persone che era a bordo. Terminata la spedizione punitiva, l’aggressore e il suo complice si sono dileguati. I giovani, invece, sono andati in ospedale. Per uno di loro c’è stato il ricovero per 48 ore e una prognosi di 90 giorni, per l’altro solo qualche medicazione e un prognosi di 15 giorni.
L’uomo, interrogato dai carabinieri, ha ammesso le proprie colpe, confermando la ricostruzione fatta dagli investigatori. “I responsabili sono stati querelati e dovranno rispondere di concorso in lesioni personali aggravate, violenza privata, minacce aggravate e danneggiamento”, ha sottolineato Ricchiuti. La notizia ha sollevato sdegno nella comunità gay, che rilancia la richiesta di una legge contro le violenze di matrice omofoba. “Questi sono gli atti per cui chiediamo una legge contro l’omotransfobia che punisca con severità”, ha detto Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay. “Non sono solo di aggressioni e violenza privata, ma crimini d’odio. Servono specifiche aggravanti, le stesse che chiediamo da anni, invano, alla politica”, ha concluso, sollecitando un interesse del Parlamento.