Habemus nomine. Dopo giornate di stallo insormontabile e dopo il fallimento delle trattative su Frans Timmermans, arriva solo nella serata di ieri la tanto agognata fumata bianca a Bruxelles per la popolare tedesca Ursula Von der Leyen alla Commissione Ue, il belga liberale Charles Michel alla presidenza del Consiglio europeo, la francese Christine Lagarde alla Bce e il socialista spagnolo Josep Borrell come Alto rappresentante. La conferma delle nomine, che dovranno essere ora votate dal Parlamento europeo, arriva dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk dopo la bocciatura del suo “schema” che prevedeva la nomina del politico olandese Frans Timmermans – sponsorizzato dall’asse franco-tedesco – come successore di Jean Claude Juncker. Infine, la presidenza dell’Europarlamento dovrebbe andare al socialista bulgaro Sergei Stanishev – ma c’è anche l’ipotesi David Sassoli – forse in staffetta con il popolare tedesco, Manfred Weber. Ma su questo non ci sono ancora certezze poiché si è scelto di separare la nomine del presidente del Parlamento dal resto del pacchetto di nomine.
RISIKO EUROPEO. Come detto, ora toccherà al Parlamento europeo votare i nomi forniti dal Consiglio Ue. E resta ancora uno scoglio da superare, perché dal fronte di Strasburgo, dove ierii è cominciata la nuova legislatura, nonostante il sì al pacchetto del premier spagnolo Pedro Sanchez, c’è stata una sollevazione in casa socialista. Nel pomeriggio infatti l’eurodeputata Tanja Hajon ha detto via twitter: “La maggioranza non è pronta a sostenere l’accordo attuale sui posti apicali, le audizioni hanno segnalato in modo forte che la proposta non è accettabile per molti capi delegazione”. Critiche anche dal gruppo dei Verdi. Il vicepresidente del gruppo, Bas Eickhout, ha detto: “Congratulazioni al Consiglio. Lo stato di diritto massacrato per alcuni incarichi per Merkel, Macron e Sanchez”.
In teoria, Ppe (182 eurodeputati), Liberali (108), Ecr (61) e sovranisti (73) ce la farebbero ad approvare la nomina della tedesca: 425 sul totale di 751. Ma vorrebbe dire che l’Ue si reggerà su un patto che include gli ‘odiati’ sovranisti ed esclude i socialisti: troppo, non solo per i socialisti ma anche per lo stesso Emmanuel Macron e per Angela Merkel, registi ancora una volta dell’accordo. In ogni caso nel gioco delle trattative Socialisti e Liberali sarebbero “accontentati” anche dal ruolo di vicepresidenti della Commissione che andrebbero allo stesso Timmermans (che, non a caso, ha già mandato una lettera al presidente uscente dell’Eurocamera Antonio Tajani nella quale comunica la rinuncia ufficiale al seggio parlamentare) e a Marghrete Vestager.
TOCCA ALL’ITALIA. Resta in questo quadro il ruolo dell’Italia. Voci da Bruxelles parlano di un Governo soddisfatto, nonostante i nomi facciano chiaramente trasparire una gestione ancora fortemente franco-tedesco-centrica. Senza dimenticare le forti critiche che negli ultimi mesi sono arrivate dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Lagarde all’Italia. A risolvere il rebus è stato direttamente Giuseppe Conte: con le cariche che ha ottenuto “l’Italia potrà orientare la nuova politica economica e sociale dell’Unione europea. Non avevo davanti un foglio bianco e il mio dream team ma la composizione di vertice dell’Ue è molto equilibrata”. E questo anche perché, come sottolineato ancora dal premier, al nostro Paese è stato assicurato un ruolo-chiave all’interno della Commissione: delega alla Concorrenza e, probabilmente, anche vicepresidenza, come garantito all’Italia anche dallo stesso Donald Tusk. In serata a ribadire il quadro è stato da Roma anche Luigi Di Maio: “L’Italia vanta un grandissimo credito. Non sono importanti i nomi ai vertici Di Commissione Ue e Bce ma il portafoglio, sicuramente economico, che avrà l’Italia”. Sui nomi vige il totale silenzio, ma è certo che a deciderlo sarà la Lega visto il risultato delle europee. Non resta che seguire gli sviluppi.