Il giorno dopo lo tsunami giudiziario che ha investito (e affossato) il Salva-Milano, le forze politiche che avevano sostenuto la “norma interpretativa” – scritta, secondo la Procura, dagli indagati milanesi per bloccare le inchieste sull’urbanistica – tentano di riposizionarsi. A partire dal Partito democratico, che spinge l’ultimo chiodo sulla bara della norma.
La marcia indietro del Pd sul Salva-Milano
“L’arresto di ieri (mercoledì, ndr) e i fatti emersi dalla magistratura sono molto gravi”, ha detto ieri Elly Schlein, “è evidente che non ci sono le condizioni per andare avanti su quel ddl in discussione al Senato”. “Riteniamo che non sia possibile continuare il confronto parlamentare sulle modifiche al Ddl e che sia necessario fermare, in commissione Ambiente al Senato, il proseguimento dell’iter parlamentare”, ha fatto eco il dem Francesco Boccia.
Sironi (M5s): “Sulla legge un’alleanza bipartisan destra-Pd”
E, se il Pd si cosparge il capo di cenere, le forze che da subito hanno osteggiato il colpo di spugna, affondano il coltello: “Nell’ambito della già inquietante storia del Salva-Milano colpisce l’alleanza bipartisan tra maggioranza di destra e Pd nel sostenere spudoratamente l’approvazione di una legge che si scopre essere stata scritta e dettata ai parlamentari dagli stessi, all’epoca indagati ed oggi arrestati, dirigenti del Comune di Milano sotto processo per abuso edilizio e lottizzazione abusiva ed ora anche per corruzione, falso, frode processuale e traffico di influenze”, dice la senatrice M5s, Elena Sironi (M5S).
“Un fatto di una gravità inaudita, che diventa ancora più grave se consideriamo che gli imputati erano membri della commissione paesaggio nominati direttamente dal sindaco Sala e che quella commissione aveva il potere di decidere se, come e quando, gli interventi edilizi fossero approvati”.
Sul Salva-Milano “dico a Schlein: non è che non ci sono più le condizioni perché c’è un’inchiesta giudiziaria, il punto è che non c’erano le condizioni neanche prima, perché quello è un provvedimento che sconquassa le città”, ha dichiarato invece l’Avs Angelo Bonelli.
Dopo gli arresti, si attende il (mini) rimpasto della giunta Sala
Ma le ripercussioni più pesanti si sono sentite a Milano, dove era atteso il confronto tra il sindaco Beppe Sala e il suo assessore alla Casa, l’avvocato ciellino Guido Bardelli, quello che intercettato, diceva all’arrestato Giovanni Oggioni prima di essere nominato: “Bisogna far cadere questa la giunta”. “L’assessore Bardelli lo vedo domani mattina (oggi, ndr) e prenderemo una decisione”, ha detto Sala, “Anche lui stesso è consapevole che la situazione non è semplice”.
Resta da vedere se Bardelli sarà l’unico assessore a cadere. Giovedì il Pd aveva annunciato più di un cambiamento a Palazzo Marino. Ma Sala sembra scongiurare un rimpasto più ampio, “anche perché mancano due anni alla fine del mandato, l’ultimo semestre il lavoro per ovvi motivi si rallenta. Non credo che sia saggio, e quindi credo proprio di no”.
Di sicuro ci sarà un cambio negli uffici dell’Urbanistica, “ma dobbiamo stare attenti a essere anche un po’ garantisti, noi oggi abbiamo persone negli uffici che sono indagate e che continuano a fare il loro dovere”, avverte il sindaco. Sebbene ammetta che “le intercettazioni nell’ambito delle indagini della Procura sulla gestione dell’urbanistica in città, mi fanno pensare che delle mele marce ci siano”…
La fine dei sogni politici di Beppe Sala
Dal punto di vista politico per Sala, dopo la svolta della procura, è cambiato tutto: se prima degli arresti si era autocandidato sia a guida di un partito di centro, che riunisse Azione, Italia Viva e Più Europa, sia a correre per il Pirellone, ieri è tornato un semplice sindaco (con un futuro politico più incerto), “allineato” ai voleri del Pd. “Ieri sera (mercoledì, ndr) ho sentito la segretaria Schlein ed è stata una telefonata di grande supporto” ha riferito Sala, “Le ho spiegato la situazione e lei mi ha spiegato la posizione del Pd. È stata un’ottima telefonata – ha aggiunto -, i rapporti in politica non sono mai totalmente sereni, però riconosco a Schlein il ruolo e riconosco che lei è il capo della parte politica a cui faccio riferimento”.