Le Lettere

Non chiamiamoli coloni

Mi chiedo perché i coloni ebraici siano chiamati così, quando in realtà espropriano e occupano case e terre altrui. Con questo principio dovremmo chiamare “coloni” anche quelli che occupano le case in Italia.
Pierluigi Ferdinando Pennati
via Facebook

Caro Pierluigi, come collega sai bene che la disinformazione passa per scelte lessicali tendenziose e ingannevoli, come quando la Meloni toglie il Reddito di cittadinanza agli “occupabili” che in realtà sono i disoccupati. O quando Piantedosi parla del “carico residuale” ossia i migranti scampati all’annegamento in mare. O quando l’America dice che tutti devono “rispettare le regole”, ma – notava Putin giorni fa – “nessuno le ha mai viste queste regole, non sono scritte da nessuna parte. L’America le fa e le disfa ogni mattina a suo piacere”. Quanto ai coloni ebraici, sono terroristi: sono l’espressione più violenta del sionismo. In un raro rigurgito di verità il Corriere della sera l’altro giorno raccontava che in Cisgiordania (la parte della Palestina non investita dal conflitto attuale) i coloni uccidono in media quasi un palestinese al giorno, cifra confermata dall’Onu: 200 ammazzati da gennaio a settembre e poi altri 110 dal 7 ottobre. Hanno il permesso di girare armati e godono di totale impunità. Erano poche migliaia nel ‘67, anno dell’occupazione totale della Palestina, e oggi sono 700mila, il 9% della popolazione. A mano armata si appropriano di case e terre, conducono raid punitivi, tagliano le radici agli ulivi, spesso unico sostentamento dei palestinesi. Questi ultimi sono schiavi di codesti fanatici e poi ci chiediamo perché covino odio per gli israeliani.

Inviate le vostre lettere a: La Notizia – 00195 Roma, via Costantino Morin 34 redazione@lanotiziagiornale.it