Non c’è limite alla propaganda. Ma i dati smentiscono Meloni

Dalla crescita all’export fino all’industria è una débâcle. La disoccupazione scende perché aumentano gli inattivi

Non c’è limite alla propaganda. Ma i dati smentiscono Meloni

Siamo alle solite. Giorgia Meloni non rinuncia a fare propaganda. E i dati provvedono puntualmente a smentirla. Già nel corso del Consiglio dei ministri di venerdì scorso aveva provveduto a diffondere una narrazione che non corrisponde alla realtà dei numeri.

Ieri ha ribadito il concetto sui social. “L’Italia – ha scritto – sta crescendo più di altre nazioni europee, nonostante il rallentamento dell’economia mondiale e la delicata situazione internazionale. I dati macroeconomici – dal Pil all’occupazione, dall’export agli investimenti – sono positivi e rappresentano un segnale di grande fiducia. Proprio in questi giorni arriva il dato Istat del tasso di disoccupazione più basso dal 2008: 6,5%”.

Merito, ha sostenuto la premier, delle “scelte serie che abbiamo fatto”. “Adesso – ha spiegato – è fondamentale rafforzare e consolidare il quadro economico con le scelte che faremo nella prossima manovra economica, ispirata al buon senso e alla serietà. La stagione dei soldi gettati dalla finestra e dei bonus è finita e non tornerà fin quando ci saremo noi al governo”.

Dal Pil all’occupazione, dall’export all’industria: tutte le balle di Giorgia

Partiamo dalla crescita. Quella acquisita per il 2024 – sono i dati Istat di ieri – risulta dello 0,6% a fronte della stima dello 0,7% fornita a fine luglio. Dunque è stata rivista al ribasso. Nel Def il governo ha previsto una crescita tendenziale per quest’anno pari all’1%.

E veniamo al raffronto con l’Europa. Nel secondo trimestre di quest’anno il Pil italiano è cresciuto dello 0,2%. Un dato che è sotto la media europea. Sia nell’intera Ue che nell’eurozona la crescita nel secondo trimestre è stata dello 0,3%. L’Italia fa meglio solo della Germania che va a -0,1%, in zona recessione. Parigi è in media perfetta (+0,3%) mentre Madrid strappa con +0,8%.

Col suo +0,2% l’Italia si colloca al penultimo posto tra i paesi del G7 per crescita di Pil nel secondo trimestre dell’anno.

L’occupazione. A luglio gli occupati crescono, superando la soglia dei 24 milioni. “Il tasso di occupati più alto da quando Garibaldi ha unificato l’Italia”, dice Meloni in serata. Ma la crescita riguarda soprattutto gli autonomi. Sono invece, in modo preoccupante, in calo i lavoratori dipendenti: i permanenti scendono a 16 milioni e 19mila unità e quelli a termine a 2 milioni e 757mila unità.

Scende anche il tasso di disoccupazione al 6,5%. È vero. Ma questo anche perché aumenta il tasso di inattività al 33,3%, che vuol dire un calo del numero di persone in cerca di lavoro e un aumento di chi non ha un impiego e non lo cerca.

Non solo. A luglio le aziende hanno chiesto all’Inps 36,6 milioni di ore di cassa con un aumento del 3,71% su giugno e del 27,9% sull’anno. E ancora. L’Inps ha ricevuto a giugno 177.365 domande di disoccupazione tra Naspi e Discoll con un aumento del 9% rispetto allo stesso mese del 2023.

Le imprese arrancano

Export. L’export italiano, secondo i dati Istat, ha registrato a giugno una crescita dello 0,5% ma, su base annua, resta in calo del 6,1% in termini monetari e dell’8,6% in volume.

Industria. Il fatturato dell’industria italiana a giugno cala rispetto allo stesso mese dell’anno prima. Le vendite sono diminuite sia in valore che in volume, rispettivamente del 3,7% e del 3,3%.

Per non parlare della produzione industriale. Siamo al record assoluto di 17 mesi consecutivi di calo della produzione industriale su base annua. I dati grezzi dell’indice della produzione industriale rilevato dall’Istat segnano, a giugno rispetto a giugno 2023, un calo del 5,6%. Nei primi sei mesi del 2024, rispetto al primo semestre dello scorso anno, la flessione è del 2,8%.

Finita la stagione dei bonus… quelli degli altri

E passiamo all’ultima bugia. Meloni dichiara guerra ai bonus. Ma evidentemente si riferisce a quelli inseriti dagli altri governi. Perché di certo il suo esecutivo non è stato da meno nell’introdurre misure spot.

È in arrivo in Parlamento in questi giorni il decreto delegato su Irpef-Ires: riorganizza queste due imposte per alcuni aspetti tecnici, ma soprattutto prevede l’arrivo a gennaio del bonus Befana di 80 euro per i redditi più bassi. Poi ci sono stati il bonus per le madri lavoratrici. Quello per le mamme con 2 figli vale solo fino a dicembre. Potrebbe essere esteso e applicato anche alle donne che lavorano con partita Iva, alle professioni.

Poi in tema di pensioni il cosiddetto bonus Maroni per chi rimane al lavoro dopo la scadenza dell’età pensionabile.

Poi c’è stato il bonus asilo nido, il bonus per i poveri, ovvero la carta “Dedicata a te” del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida), i bonus nel turismo della ministra Daniela Santanché e quelli auto del ministro Adolfo Urso. E sono in arrivo i nuovi bonus giovani, donne e Zes unica per il Sud.