“È un peccato vedere le sue capacità utilizzate per cercare di distruggere ciò che ha contribuito a creare”. Parola di Nicola di Marco, consigliere regionale M5S in Lombardia dal 2018 e attuale capogruppo del Movimento al Pirellone. Uno di quei dirigenti (e sono tanti) nei quali le ripicche del Padre del Movimento contro la Costituente provocano più tristezza che rabbia. “Però ora, archiviata la fase congressuale, torniamo a parlare dei disastri del Governo Meloni”, aggiunge.
Di Marco, Grillo ha promesso per oggi “un messaggio delicato”, cosa si aspetta?
“Beppe Grillo, nel bene e nel male, è un guastatore. Per questo non mi aspetto né più né meno, di ciò che ha sempre dimostrato di saper fare. È un peccato vedere le sue capacità utilizzate per cercare di distruggere ciò che ha contribuito a creare”.
Si immaginava che il vostro “Garante”, vate della partecipazione dal basso, sarebbe arrivato a proporre il “non voto”?
“Una contraddizione in termini. Siamo passati dai referendum propositivi senza quorum alle carte bollate. Questo denota una mancanza di visione che mai mi sarei aspettato da un visionario proprio come Grillo. Non si comprende quale sia il fine ultimo di una strategia che è perdente in ogni caso. Infatti, qualora il garante riuscisse clamorosamente a sovvertire il verdetto espresso dalla base cosa accadrebbe: sarebbe pronto a prendere in mano le redini del Movimento cinque Stelle? Davvero il fine ultimo di tutto questo è biodegradare il Movimento e chi ti ha sostenuto per oltre un decennio?”.
Prevedeva la richiesta di Grillo di tornare a votare?
“Non la prevedevo io, la prevedeva il nostro statuto. Pertanto, trovo fosse nelle facoltà del Garante procedere in questo senso. Ripeto, non ne condivido il fine autodistruttivo e trovo sia stato poco rispettoso nei confronti del voto dei cittadini. Vorrà dire che sarà, per la nostra comunità, l’opportunità di offrire un’ulteriore grande prova di partecipazione, rafforzando ancora di più l’esito di una decisione complessa e decisiva per il nostro futuro”.
Grillo a parte, è soddisfatto dell’esito della Costituente, delle deliberazioni prese?
“La Costituente ha rappresentato un momento di altissimo valore, non solo dal punto di vista deliberativo. Per due giorni abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare le testimonianze di ospiti di altissimo livello. Premi Nobel, firme del giornalismo e politici europei hanno portato contributi sui temi attorno ai quali vogliamo tornare a definire il nostro messaggio. Adesso l’obiettivo è replicare quel grande risultato anche in termini di partecipazione. Dopodiché bisognerà, finalmente, mettersi al lavoro per dare corpo e sostanza alle volontà espresse e cominciare, attraverso esse, a ricostruire quel consenso che non siamo stati in grado di mantenere in questi anni”.
Quale, in particolare, sente più “sua”…?
“Sicuramente quella che riguarda la formazione e la valorizzazione dei giovani, che si avvicinano alla politica. Si tratta di energie che fino ad oggi finivano disperse e che invece abbiamo il dovere di indirizzare e far crescere. Un obiettivo al quale è strettamente connesso quello dell’organizzazione territoriale, da articolare secondo ruoli e responsabilità, ma anche oneri e onori. Il Movimento Cinque Stelle nasce nei Consigli comunali, in questi anni abbiamo perso gran parte dei nostri rappresentanti comunali. Senza avere dei riferimenti è difficile crescere sia sui territori, sia formare la classe dirigente pe le Regioni e il Parlamento”.
Molti, parlando della Costituente, l’hanno bollata come la nascita del “partito di Conte”… una lettura semplicistica?
“Etichetta limitativa, e un po’ sprezzante, ovviamente non esiste un partito di Conte. Esiste una comunità che ha scritto la storia di questo Paese rivoluzionando la politica italiana parlando di legalità, taglio dei privilegi, salari equi e tutela dell’ambiente. Questa comunità sognava di governare con oltre il 50% dei consensi, ma nella realtà non è possibile, occorre capacità di sintesi e di dialogo altrimenti il rischio è quello di restare imprigionati nei propri sogni. Conte rappresenta la persona, la cui leadership ci ha permesso di compiere questo step evolutivo”.
Quali passi si aspetta dal Movimento nei mesi a venire?
“Dal Movimento che sarà mi aspetto risolutezza nell’archiviare, nei tempi previsti dallo statuto, la stagione congressuale. Sono mesi che parliamo di noi stessi, alimentando un dibattito che, nel migliore dei casi, viene percepito come poco interessante dai pochi cittadini che ancora ascoltano i politici. È il momento di tornare a fare proposte per arginare i disastri del governo Meloni, che lascia gli italiani senza medici, a piedi fra costi della benzina esorbitanti e mezzi pubblici che non arrivano mai e senza soldi, come si prospetta per effetto della mannaia che si abbatterà sugli enti locali che saranno costretti a tagliare i servizi ai cittadini. Dobbiamo farlo parlando di lavoro, di salari equi, di contrasto alle mafie e delle opportunità economiche e imprenditoriali offerte dalla transizione ecologica ed energetica e di tutela ambientale”.