Ogni volta che c’è da nominare un nuovo Cda della Rai l’appello dei parlamentari è sempre il solito: occorre liberare la Tv di Stato dalla longa manus dei partiti. Tutti hanno educatamente ribadito la litania. Destra, sinistra, centro. E ogni volta, puntualmente, le promesso sono state miseramente tradite dai fatti. E anche in quest’occasione le cose non sono andate diversamente. Tra battaglie di partito, beghe interne alle singole forze politiche o alle coalizioni, accordicchi più o meno espliciti, il risultato è che ancora una volta il Consiglio di amministrazione indicato dal Parlamento è la rappresentazione plastica degli equilibri del Parlamento con l’aggravante che l’unico partito di opposizione – Fratelli d’Italia – non ha di fatto rappresentanti né all’interno del Cda né alla presidenza della Commissione Vigilanza Rai (fermamente in mano a Forza Italia con Alberto Barachini).
FRONTE CINQUE STELLE. Ma partiamo dal fronte del Movimento cinque stelle. Il nome scelto è quello di Alessandro De Majo. Ma l’impressione è che sia un nome calato dall’alto e direttamente da Giuseppe Conte, e per questo fortemente criticato dai senatori pentastellati (che hanno parlato addirittura di persona “inadeguata”). I Cinque stelle, infatti, dopo attenta analisi e profondo studio dei curricula avrebbero preferito eleggere Antonio Palma: “Avevamo scelto un’altra persona, assurdo che ci impongano un nome che abbiamo audito e non ha competenze in materia di tv”, il duro attacco rivolto da alcuni pentastellati ai vertici del Movimento.
“Dopo le audizioni, sei dei nostri in Vigilanza avevano scelto Antonio Palma. Un solo voto era andato ad Alessandro Di Majo mentre un altro voto è andato a Favale (Paolo, ndr)… com’è stato possibile ignorare un’indicazione così netta?”. Eppure alla fine la scelta imposta – perché di questo si tratta – dal vertice (che formalmente ancora non è vertice) ha avuto la meglio. Con tutto quello che ne deriva in termini di fiducia della base parlamentare e di affidabilità nei confronti di Conte, dopo il già fortemente critico tema della giustizia.
FRONTE CENTRODESTRA. Ma se i Cinque stelle non ridono, sorte più o meno simile tocca al centrodestra dove le beghe non hanno diviso i rappresentanti della singola forza, ma rischiano di spaccare le varie componenti di coalizione. L’uscente Igor De Biasio, indicato dalla Lega al Senato, Simona Agnes (nella foto), indicata da Forza Italia, alla Camera: questi sono i due nomi su cui si è deciso di dare indicazione di votare per il Cda della Rai. L’accordo è stato raggiunto dai due partiti del centrodestra di governo, senza l’intesa con Fratelli d’Italia, che avrebbe preferito riconfermare l’uscente Giampaolo Rossi.
Ci sono stati frequenti contatti tra i leader sul dossier Rai ma alla fine non si è riusciti a trovare una soluzione che tenesse unito il centrodestra, con Forza Italia e Lega schierati compatti mentre Fdi confermava l’indicazione dell’uscente Rossi, rimanendo così fuori dai giochi. La questione, peraltro, sul fronte del centrodestra potrebbe rivelarsi ancora più ingarbugliata del previsto. Per la prima volta, infatti, l’unico partito che formalmente veste i panni dell’opposizione in Parlamento non ha rappresentanti, come detto, né in Consiglio di Amministrazione né alla presidenza della Commissione Vigilanza Rai.
Al contrario, Forza Italia conta non solo su Barachini ma anche sulla Agnes che voci di corridoio dicono essere profondamente vicina a Gianni Letta (tanto che il suo nome era stato fatto, quantomeno dai media, anche per la presidenza). Una situazione che sicuramente Giorgia Meloni, visto anche il gradimento del suo partito secondo i sondaggi, non lascerà correre. Al di là di questo dettaglio – che dettaglio non è – resta in ogni caso il fatto che ancora una volta l’elezione dell’organo al vertice della Tv di Stato ha risentito di dinamiche partitiche che avranno le loro conseguenze all’interno delle singole forze o dell’intera coalizione. E che, soprattutto, influiranno sula linea che la Rai terrà nei prossimi mesi. Ancora una volta.