Ieri a Roma in occasione della 29esima giornata dela memoria e dell’impegno per le vittime innocenti di mafia sono stati ricordati i nomi delle vittime della criminalità organizzata in Italia, alla presenza di una mare di persone che ogni anno decidono di stare accanto ai famigliari.
Perché abbiano giustizia le vittime di mafia e le loro famiglie bisogna spezzare la saldatura tra mafiosi, colletti bianchi e i loro protettori che stanno nelle istituzioni
L’80% di loro in questo Paese non ha avuto giustizia. Otto volte su dieci lo Stato non è riuscito a dare risposte al dolore e soprattutto alla sete di verità. Come accade ogni anno la politica ha sfornato una quantità industriale di comunicati stampa simili a pensierini scartati dentro un cioccolatino contribuendo a rappresentare le mafie come un fenomeno passato o comunque laterale. Non è un caso che degli importanti arresti che hanno coinvolto i clan baresi si parli solo per i risvolti politici, come se fossero una bega da lasciare a magistratura e forza dell’ordine.
Durante la 29esima giornata del ricordo e dell’impegno al fondatore di un partito che sta al governo sono stati trovate decine di milioni di euro regalati da un ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Quell’uomo, Marcello Dell’Utri (articolo a pagina 6), è indagato dalla Procura di Firenze per le bombe posate dalla mafia nel 1993. Quell’uomo tace, anche dopo la condanna a 7 anni per mafia, perché il suo silenzio è d’oro.
Perché abbiano giustizia le vittime di mafia e le loro famiglie bisogna spezzare la saldatura tra mafiosi, colletti bianchi e i loro protettori che stanno nelle istituzioni. Ieri il Presidente della Repubblica Mattarella ha ricordato che la lotta alle mafie è compito e dovere di tutti coloro che amano la Repubblica e intendono renderne migliore il futuro, istituzioni e cittadini. Scassare la minchia è l’azione necessaria, non solo commemorare.