L’imperativo categorico della maggioranza è uno ed è chiarissimo: nominare i quattro nuovi consiglieri di amministrazione della Rai – due a testa per Camera e Senato – il prima possibile. Già entro fine mese. Un po’ perché il governo intende blindare i (suoi) consiglieri-amici prima delle elezioni europee, per garantirsi l’appoggio della televisione pubblica. Un po’ perché sulla intera riforma voluta dall’allora premier Matteo Renzi (che ha assoggettato la televisione pubblica all’esecutivo) aleggia un ricorso che spaventa tutti. Se accolto, infatti, paralizzerebbe ogni nomina, aprendo prospettive alle quali Giorgia Meloni non vuole neanche pensare.
Rizzo Nervo si rivolge al Tar del Lazio
Il ricorso è quello presentato al Tar del Lazio contro le modalità di nomina dei due membri del Cda da parte della Camera da tre ex figure di peso della tv: Antonino Rizzo Nervo, già direttore del TG3 e consigliere di amministrazione Rai; Stefano Rolando, ex-dirigente Rai ed ex Direttore generale del Dipartimento Informazione ed Editoria alla Presidenza del Consiglio e da Patrizio Rossano, anch’egli ex-dirigente di Rai e Rai Way, dove ha l’incarico di responsabile delle relazioni esterne.
Contestato il ricorso all’avviso pubblico per la selezione dei membri del cda Rai
I tre “big” contestano, in punta di diritto, la procedura prevista alla Camera per la scelta dei due consiglieri. In particolare, per i ricorrenti, sarebbe al di fuori della legge l’utilizzo dell’Avviso pubblico con il quale la Camera accetta le autocandidature per il Cda, senza che sia prevista una “procedura di selezione” e non si preveda “una selezione dei candidati sulla loro competenza, magari mediante predisposizione di una rosa di nomi da sottoporre al voto dell’assemblea”, si legge nel ricorso che La Notizia ha visto in esclusiva.
Per i ricorrenti, “l’avviso non consente agli scriventi di partecipare in modo serio e informato a una procedura in cui vi sia un’effettiva (e trasparente) valutazione dei curricula dei soggetti che hanno presentato la propria candidatura”.
Cosa dice la normativa alla Camera
In effetti, il regolamento prevede solo che i componenti del Cda designazione della Camera (a è uguale per il Senato) debbano essere eletti tra coloro che presentano la propria candidatura. E per auto-candidarsi, secondo quanto si legge nelle 19 righe dell’avviso pubblico pubblicato dalla Camera il 21 marzo 2024 (con termine ultimo il 20 aprile 2024), era sufficiente presentare: “un dettagliato curriculum vitae”; una dichiarazione attestante l’assenza di cause di ineleggibilità o decadenza ai sensi della normativa di settore; copia di un documento in corso di validità. Punto.
Sceglie la politica
Una volta presentato il proprio cv, l’aspirante può solo aspettare. Del resto, la Camera (come il Senato) non ha reso note né prima, né dopo la scadenza del termine per la presentazione delle candidature le modalità di svolgimento della “procedura di selezione”, pur prevista dall’art. 63 del Testo Unico dei servizi di media audiovisivi (“Tusma”). Quindi, come stigmatizzano i tre ricorrenti è la politica (cioè la maggioranza) di fatto a scegliere i due “vincitori”, con buona pace di professionalità, competenza, indipendenza…
Il nuovo regolamento europeo dice ben altro
Non solo, della materia si è recentemente occupato anche l’European Media Freedom Act (“EMFA”), il Regolamento UE 2024/1083, il quale sancisce che “i membri del consiglio di amministrazione dei fornitori di media di servizio pubblico [siano] nominati in base a procedure trasparenti, aperte, efficaci e non discriminatorie e su criteri trasparenti, oggettivi, non discriminatori e proporzionati stabiliti in anticipo a livello nazionale”.
Serve una data comune per Camera e Senato
Più che comprensibile quindi la fretta della maggioranza che avrebbe voluto già ieri fissare nella riunione dei capigruppo della Camera il giorno della nomina. Speranza sfumata a causa della procedura, la quale prevede che Camera e Senato indichino contemporaneamente i prescelti e i calendari non sembrano giocare a favore dell’occupazione della Rai. Per questo gli scerpa della maggioranza stanno lavorando alacremente per calendarizzare una data comune. Che deve essere molto vicina.