di Stefano Sansonetti
Una partita che in queste ore si sta giocando un po’ in sordina. Ma la posta in palio, come sanno molto bene gli addetti ai lavori, è molto alta. Parliamo di più di 200 poltrone di Stato, tra consigli di amministrazione e collegi sindacali, che da qui a qualche settimana dovranno essere occupate in 38 società del Tesoro. Inutile dire che il lavorìo politico-lobbistico è già partito, anche perché alcuni rinnovi si sono appena perfezionati. Ma molto resta da fare. Formalmente il boccino è in mano al ministero dell’economia, guidato da Pier Carlo Padoan. Ma come ampiamente dimostrato in questi due anni di governo, quando si tratta di nomine il giglio magico raccolto intorno a Matteo Renzi è molto “interventista”.
LA CARRELLATA. Diciamo subito che tra le società direttamente controllate dal Tesoro i rinnovi più importanti riguardano i collegi sindacali di Anas, Ferrovie dello Stato, Rai e Cassa Depositi e Prestiti. A questi va aggiunto il collegio sindacale di Enav, che è stato rinominato proprio nei giorni scorsi insieme a quello della controllata Techno Sky. In più, sempre rimanendo in tema di controllate dirette da via XX Settembre, nei prossimi giorni dovrà essere modificato il Cda di Invitalia, la società di attrazione degli investimenti che adesso cura l’attuazione del progetto di recupero di Bagnoli e gestisce la delicata partita della banda larga nelle zone a fallimento di mercato. Ebbene, queste sei controllate dirette da sole mettono in palio 25 posti. Poi si passa al secondo livello. Qui a farla da padrona è la capogruppo Fs, visto che vanno rinnovati gli organi di 11 controllate. Le più importanti sono Italferr, in ballo per un nuovo consiglio di amministrazione, Fs Logistica e Fercredit, che mettono in palio Cda e Collegio sindacale. Completano la lista gli organi di Terminali Italia, Ataf & Linea, Acv, Amv, Servizi per autobus e veicoli industriali Terni, Trenitalia Logistic France, Società di Gestione Terminali Ferro Stradali e Netinera Deutschland Gmbh. Un elenco che, al pari degli altri, fa capire quanto ancora sia folta la giungla di partecipate del Tesoro, alcune delle quali completamente sfuggite ai radar. La dimostrazione viene anche dalla Cassa Depositi e Prestiti, che mette in palio ben 9 società. Qui, per esempio c’è da rinnovare il Cda di Fincantieri, di cui al momento sono state presentate le liste. E vanno sostituiti Cda e collegio sindacale della Sace, la società di assicurazione dei crediti all’export. Non solo, perché nella lista ci sono anche Cda e collegi sindacali delle controllate di quest’ultima, ovvero Sace Bt, Sace Fct e Sace Srv. Sono stati rinnovati qualche giorno fa, invece, il Cda e il Collegio sindacale di Snam.
SENZA FINE. Ancora, sempre in casa Cdp sono sul piatto gli organi di Ligestra, Ligestra Tre e Ligestra Quattro, ovvero le società che stanno ancora gestendo i patrimoni ex Efim e che sono state ereditate da Cassa Depositi per il tramite di Fintecna. A conferma di come nel calderone delle controllate ci sia ancora di tutto. In Anas, tanto per proseguire, vanno sostituiti Cda e Collegio sindacale di Concessioni autostradali lombarde e il Cda di Autostrade del Molise. Nel mondo Rai bisogna rinnovare il Collegio sindacale di Rai Pubblicità e Cda e Collegio sindacale di Rai Cinema. Ricco anche il panorama delle controllate Invitalia. In questo caso si attendono novità per Cda e collegio sindacale di Infratel, Invitalia Partecipazioni e New Cefalù srl. Così come è in gioco la poltrona di amministratore unico della Trieste Navigando. Infine proprio nei giorni scorsi nell’ambito della Coni Servizi, la società operativa del Coni, sono stati cambiati Cda e Collegio sindacale del Parco Sportivo Foro Italico e il Collegio sindacale della Coni net srl. Ma il bello, come detto, deve ancora arrivare.
CHI SALE E CHI SCENDE. Di sicuro tra i pezzi pregiati spiccano Fincantieri e Sace. In Fincantieri Giuseppe Bono, boiardo di lungo corso e del 2002 amministratore delegato, è destinato a una conferma “clamorosa”, se non altro per la longevità dell’incarico. Il suo nome compare nella lista degli amministratori presentata qualche giorno fa dall’azionista di maggioranza, Fintecna, controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti. Curioso notare, tra l’altro, come nella stessa lista ci sia il nome di Donatella Treu, ex amministratore delegato del Sole 24 Ore, che troverebbe così uno scivolo dopo la mancata conferma nella società editrice del quotidiano confindustriale. Al posto dell’attuale presidente di Fincantieri, l’ambasciatore Vincenzo Petrone, sta invece per arrivare un altro diplomatico di lungo corso, Giampiero Massolo, che ha lasciato la poltrona di capo del Dis (servizi segreti) ad Alessandro Pansa. A tal proposito si attendono sviluppi da qui all’assemblea fissata per il 19 maggio.
GLI ALTRI. Sempre nel gruppo Cassa Depositi, guidato dal presidente Claudio Costamagna e dall’amministratore delegato Fabio Gallia, è atteso il rinnovo del Cda di Sace, la società di assicurazione dei crediti all’export. Qui l’Ad Alessandro Castellano pare aver intrapreso un irreversibile percorso di uscita. La situazione di Sace è complicata. In un primo momento la società era stata inserita nella lista delle aziende di Stato da privatizzare/quotare. Parallelamente è stata messa al centro di tutta una serie di ragionamenti relativi alla costituzione di una nuova Exim Bank, una Export-Import Bank che potesse coinvolgere al suo interno anche un’altra controllata della Cassa, ovvero la Simest. In più ci si è messo di mezzo l’Ice, l’istituto per la promozione delle imprese all’estero, come possibile terzo ingrediente del progetto. Al momento però, complice la ritrosia della Cassa nei confronti della costituzione di una vera e propria banca che la esporrebbe a rischi di vigilanza, i progetti sono rimasti chiusi nei cassetti. Castellano, che comunque ha già tre mandati sul groppone e non vanta rapporti idilliaci coi nuovi vertici della capogruppo, uscirebbe dalla Sace anche col pretesto dell’impossibile quotazione. C’è chi dice che stia lavorando sottotraccia per prendere il posto di Vincenzo La Via alla direzione generale del Tesoro. Si vedrà. L’attuale incarico di Castellano sarebbe ambìto da due manager. Uno è Andrea Novelli, già dg della Cassa ma non in sintonia con Gallia, al punto da essere stato parcheggiato alla Simest. L’altra è una manager interna, Alessandra Ricci, ora direttore dell’area business di Sace. Ma la corsa è complicata. Nei giorni scorsi, invece, un’altra controllata di Cdp, ovvero Snam, ha individuato in Marco Alverà il nuovo Ad, con l’ex Ad Carlo Malacarne presidente. In Invitalia, infine, Domenico Arcuri è in sella dal 2007. In teoria un periodo tale da giustificare un avvicendamento. Ma il “modello Bono”, secondo qualcuno, potrebbe anche replicarsi. Anche se intorno ad Invitalia c’è chi giura che gli appetiti sono tanti.
GLI INTRAMONTABILI. E poi, in tema di nomine, ci sono gli immarcescibili, quelli che riescono sempre a trovare un comodo scivolo. A cadere in piedi, come del resto tanti altri, stavolta è stato Riccardo Monti, fedelissimo dell’ex ministro e banchiere Corrado Passera, il quale era stato nominato nell’aprile del 2012 (epoca del Governo Monti) presidente dell’Ice, l’istituto per la promozione delle imprese all’estero. Adesso che l’Ice è stata affidata alle cure del renziano Marco Simoni, economista della London School of Economics, Monti è riuscito subito a ripiazzarsi. In particolare è stato nominato presidente di Grandi Stazioni, la società del gruppo Ferrovie che gestisce le 13 più grandi stazioni italiane (tra cui Roma Termini e alcune internazionali come Praga) e che è oggetto di un programma di cessione. Sin qui Fs aveva condiviso il suo percorso in Grandi Stazioni con un gruppo di investitori privati racchiusi in Eurostazioni, società con dentro Edizione (Benetton), Vianini Lavori (Caltagirone), Pirelli e i francesi di Sncf (Société nationale des chemins de fer). Nei mesi scorsi è stata effettuata una riorganizzazione societaria per favorire il processo di vendita.
Twitter: @SSansonetti