Il caldissimo luglio del Csm è iniziato. Travolto dallo scandalo Palamara, Palazzo dei Marescialli sta cercando di voltare pagina e risollevarsi. Ieri è stato così deciso a chi proporre il ruolo di nuovo primo presidente della Corte di Cassazione e sono stati eletti i quattro componenti della sezione disciplinare. La Quinta Commissione del Consiglio superiore della magistratura all’unanimità ha deliberato ieri di proporre l’attuale presidente di Sezione della Corte di Cassazione, Pietro Curzio, come nuovo numero uno della Suprema Corte.
Si tratta del magistrato che ha firmato la sentenza di sospensione dalla magistratura proprio di Luca Palamara. Nella stessa seduta la Commissione incarichi direttivi ha poi proposto, sempre all’unanimità, per l’incarico di presidente aggiunto Margherita Cassano, ora presidente della Corte d’Appello di Firenze, che nei giorni scorsi era data come papabile anche per l’incarico proposto a Curzio. Scelte fatte andando in pensione, il prossimo 17 luglio, l’attuale primo presidente Giovanni Mammone. I due magistrati saranno quindi eletti mercoledì prossimo, in una seduta del Plenum di Palazzo dei Marescialli presieduta dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che si svolgerà direttamente al Quirinale, nel Salone delle Feste.
SI VOLTA PAGINA. Ieri a Palazzo dei Marescialli sono stati inoltre eletti i quattro componenti supplenti della Sezione disciplinare. Le scelte sono ricadute sul laico Emanuele Basile (24 voti), della Lega, Elisabetta Chinaglia (21 voti), esponente di Area e presidente di sezione presso il Tribunale di Asti, Giuseppe Marra (24 voti) e Ilaria Pepe (24 voti), rappresentante della corrente Autonomia e Indipendenza. Nomine che consentono anche di formare il collegio in vista dell’udienza fissata per il 21 luglio sul caso del pm romano Luca Palamara.
Tutto dopo che, con una delibera approvata dall’assemblea plenaria a larga maggioranza, è stato modificato il regolamento interno, aumentando il numero di componenti supplenti della disciplinare, sottolineando che “l’incremento del numero di procedimenti pendenti davanti alla sezione disciplinare determina un aumento dei casi di possibile incompatibilità, il che rende opportuno al fine di assicurare l’indefettibilità e la continuità della funzione disciplinare, prevedere un incremento del numero dei componenti supplenti”. E tra i provvedimenti che a breve la disciplinare dovrà trattare vi sono anche quelli del deputato renziano Cosimo Ferri e di cinque 5 ex togati proprio Csm, coinvolti con Palamara nel cosiddetto “caso procure”.
L’AFFONDO. La tempesta insomma è passata, ma sul Csm non è ancora tornato il sereno. A confermare che quello del Consiglio superiore della magistratura sarà un luglio caldo vi sono infatti anche le parole ieri del procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho. Il numero uno della Dna ha sottolineato che, nel considerare la magistratura, “bisogna non lasciarsi condizionare da quel che è avvenuto negli ultimi tempi, da quella promiscuità, da quella opacità, da quella sorta di violazione delle regole di cui alcuni si sono macchiati. La magistratura non è quella”. Intervenendo alla presentazione in diretta streaming del nuovo corso di laurea in Giurisprudenza dell’università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Cafiero de Raho ha poi sostenuto che “la magistratura è fatta di tanti uomini che hanno dedicato la loro vita allo Stato”.