di Stefano Sansonetti
Si tratta un aspetto a prima vista secondario della partita delle nomine nelle società pubbliche. In realtà parliamo di una partita parallela che si gioca sul terreno sdrucciolevole dei collegi sindacali. Eh sì, perché tra le centinaia di poltrone da rinnovare, tra qualche mese, ci sono quelle degli organi di controllo. Poltrone in realtà molto importanti e delicate, perché possono prestarsi al rischio dei soliti conflitti d’interessi. Non a caso in questi giorni, secondo quanto risulta a La Notizia, la Consob avrebbe esercitato una sorta di moral suasion affinché la prossima composizione degli organi sia al riparo da ogni pericolo. A cosa pensa la Commissione presieduta da Giuseppe Vegas? Semplice, a tutti quei dipendenti del ministero dell’economia, in particolare della Ragioneria, che nel corso del tempo hanno occupato poltrone negli organi di controllo. Situazione che, però, non sembra da manuale, dal momento che dipendenti del ministero controllante si trovano a operare nei collegi sindacali di società controllate.
L’iniziativa della Consob
Ora, la Commissione che vigila sulla borsa parla per le società quotate. I collegi sindacali che scadono, nei prossimi mesi, sono quelli di Terna e dell’Eni. Al cui interno, però, al momento non risultano dipendenti di via XX Settembre. Piuttosto il problema riguarderebbe l’universo delle società controllate dai due gruppi. In realtà l’input inviato oggi dalla Consob segue una riflessione avviata un anno fa, quando la Commissione venne chiamata in causa dall’Enel, all’epoca alle prese con il rinnovo del collegio sindacale. La questione ruota intorno all’interpretazione del decreto legislativo 39 del 2010, che ha recepito una direttiva comunitaria sulla revisione legale dei bilanci annuali e consolidati. La norma in questione sembra chiarire una volta per tutte che il dipendente di un ente pubblico, in questo caso il ministero dell’economia, non può essere sindaco di una società controllata. Un anno fa nell’organo di controllo dell’Eni sedeva Roberto Ferranti, dirigente di prima fascia di via XX Settembre, nel frattempo uscito dall’organo. Insomma, si è preferito anticipare quello che potrebbe essere uno schema di comportamento a cui adeguarsi.
Le conseguenze
Al ministero, però, l’iniziativa della Consob ha creato un certo trambusto. Se infatti, sulla base di quanto stabilito dal dlgs 39 del 2010, il principio di incompatibilità vale per le quotate, potrebbe tranquillamente estendersi alle non quotate. E qui il piatto è ricco. Si pensi solo ai collegi sindacali che aspettano il rinnovo. In quello del Poligrafico siedono Pietro Voci ed Enrico Gallo, entrambi dirigenti di seconda fascia del ministero dell’economia. Il presidente del collegio sindacale del Gse è Francesco Massicci, pezzo grosso della Ragioneria, accanto al quale siede Barbara Filippi, dirigente di seconda fascia del ministero. Ancora, il presidente dell’organo di controllo della Coni Servizi, Domenico Mastroianni, è un dirigente di prima fascia del dicastero. Al vertice di quello della Arcus c’è Silvia Genovese, altro dirigente di prima fascia del Tesoro, mentre di seconda fascia è l’altro sindaco Cinzia Simeone. Sindaci supplenti di Invitalia sono Mauro D’Amico e Benito di Troia, rispettivamente dirigenti di prima e seconda fascia. Lo stesso Mauro D’amico, poi, è sindaco di Fincantieri. E questo solo per limitarsi alle controllate dirette del Mef. Se si considerano anche le indirette si arriva a un numero molto cospicuo di sindaci a rischio.
Twitter: @SSansonetti