Il ministro della Salute, Giulia Grillo, va all’attacco del presidente della Calabria, Mario Oliverio, al confino nel suo paesino di residenza per l’obbligo di residenza disposto a suo carico dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro che lo ha indagato per la gestione sospetta di alcuni appalti. Intimandogli via Facebook di astenersi da ogni nuova nomina nella Sanità regionale. Parole cadute nel vuoto. Per tutta risposta il governatore dem, infischiandosene della diffida del ministro a concordare i nuovi vertici delle aziende sanitarie locali con i commissari appena spediti in Calabria dal Governo, ha fatto orecchie da mercante. Ignorando la recentissima disposizione – nota come norma De Luca, dal nome del presidente della Campania – che vieta ai governatori delle Regioni con la Sanità commissariata per eccesso di debito di occupare anche la poltrona di commissario per il risanamento di un sistema che essi stessi hanno contribuito a far saltare con la loro gestione.
La Sanità del resto fa rima con potere. Una sirena alla quale, Oliverio proprio non è riuscito a resistere. E così, rispedendo al mittente il diktat ministeriale, nella tarda serata di lunedì ha nominato i vertici delle aziende sanitarie calabresi. Tutte poltrone sulle quali, tra nuove nomine e vecchie conferme, si sono accomodati manager della galassia Pd, vicini al presidente della Regione. Fine della storia? Neanche per sogno. La Grillo tiene il punto e si prepara alla prossima battaglia. Senza escludere neppure l’avvio di un contenzioso per contestare al governatore dissidente l’aggravamento della situazione sanitaria regionale sia sul piano dei servizi ai cittadini che del disavanzo. La Calabria, in sostanza, ha erogato servizi peggiori spendendo di più, impegnando risorse preziose in quella che è la Regione più povera d’Italia.
A ricordarlo è stata la stessa Grillo sulla sua pagina Facebook, elencando una serie di dati allarmanti: dal 2017 ad oggi, il disavanzo è salito da 101,5 a 160 milioni. Ma come è stato possibile e di chi è la responsabilità? A gestire il sistema fino ad ora è stato un commissario nominato dal precedente Governo di Centrosinistra a guida Pd: il ministero della Salute era guidato da Beatrice Lorenzin che ha collaborato senza scossoni con un presidente di Regione della stessa aria politica di riferimento. Insomma, numeri alla mano, un vero disastro che non è bastato a fermare Oliverio, deciso a far valere il suo diritto di procedere alle nomine e a collocare i suoi manager di fiducia. Altro che prerogative, qui siamo di fronte a un “abuso non più tollerabile”, hanno accusato i parlamentari calabresi M5S, Dalila Nesci, Francesco Sapia e Federica Dieni. Tutto ciò adesso suona proprio come un ultimatum da cui dipenderanno i futuri rapporti tra il Governo (in particolare attraverso i due neo commissari Saverio Cotticelli e Thomas Schael) e la Regione.