Prima una sentenza della Corte costituzionale ignorata e dopo il tentativo di scavalcarla con un blitz parlamentare sulla manovrina. La questione riguarda le nomine dirigenziali nelle Agenzie fiscali (Entrate, Demanio, Dogane e Monopoli) da tempo contestate da sindacati, anche sulla base di un chiaro pronunciamento della Consulta. Insomma si punta a far rientrare dalla finestra quello che i giudici avevano cacciato dalla porta in punta di diritto. “Si ha intenzione di far passare una manovra nella Manovra”, ha denunciato Pietro Paolo Boiano, vice segretario della Dirstat, la Federazione indipendente di Associazioni e di Sindacati operanti nel pubblico impiego. “Vogliono stabilizzare nel ruolo dei dirigenti quei soggetti in servizio da almeno cinque anni in area apicale che abbiano svolto negli ultimi otto anni almeno tre anni in funzione di dirigenti con valutazioni positive ed abbiano superato un concorso pubblico di ingresso nei ruoli organici della Agenzie”, ha ribadito il dirigente sindacale.
Transizione – La sentenza della Corte aveva stabilito che le reggenze dei ruoli dovevano andare ai più elevati in grado, nell’attesa di procedure concorsuali, facendo decadere le nomine fatte. Ma il dettato dei giudici è stato eluso con l’introduzione delle Posizioni organizzative speciali (Pos) e delle Posizioni organizzative a tempo (Pot). Così facendo sono state distribuite le poltrone che fungono da unione tra il dirigente e l’impiegato: quello che nel settore privato viene definito come quadro. E chi sono i beneficiari? Molti di quelle figure che erano state dichiarate illegittime dalla Consulta. Finora il ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), guidato da Pier Carlo Padoan, aveva provveduto a operare in un regime di provvisorietà. Dunque, con il via libera agli emendamenti scatterebbe una sanatoria, ponendo fine a una questione annosa. E seppellendo la giurisprudenza in materia, seppure non siano escluse le aperture di altri contenziosi su questa norma.
Caso in Parlamento – Anche il deputato di Fratelli d’Italia, Walter Rizzetto, ha contestato la decisione: “Si assiste all’ennesimo ed inaccettabile tentativo della maggioranza di sanare gli incarichi dirigenziali illegittimi delle agenzie fiscali”. L’esponente di FdI ha ribadito che così ci sarebbe la “violazione della sentenza della Corte costituzionale che ha fatto decadere centinaia di incarichi contro legge che venivano assegnati nelle Agenzie fiscali. Ecco che il governo ha disposto una stabilizzazione con criteri che fanno salve le posizioni dirigenziali illecite”. Sulla vicenda pesa, peraltro, anche un esposto alla Corte dei Conti: c’è infatti chi sostiene che questa gestione della macchina finanziaria possa comportare un ingente danno erariale. Rizzetto ha quindi promesso ancora battaglia sul tema: “Bisogna riportare la legalità nelle Agenzie fiscali. Il governo invece continua a prendere iniziative che vanno in tutt’altro senso. Ciò comporta anche la mancanza di una seria lotta all’evasione”.