Non è un mistero ormai da troppo tempo: il M5S tiene botta – restando di fatto il primo partito d’opposizione in Italia e il secondo in assoluto dietro soltanto a Fratelli d’Italia – ma a livello locale non riesce a sfondare, come invece ha fatto in passato in città chiave come Torino e Roma.
Conte ha nominato i nuovi coordinatori territoriali del M5S. Obiettivo: maggiore capillarità nell’azione politica
Giuseppe Conte è stato forse uno dei primi a capire immediatamente il gap da colmare: sin dall’inizio della sua leadership ha compreso come il M5S avesse vissuto negli anni una sorta di scollamento tra base territoriale e azione politica nazionale. Una “peccato originale” forse inevitabile nella crescita di una forza politica che – molti lo dimenticano – inizialmente, nell’idea di Gianroberto Casaleggio, avrebbe dovuto muoversi solo a livello locale (in forza della costante azione dei meetup) e non a livello nazionale. Sappiamo bene com’è andata.
E non a caso è proprio dopo l’exploit del 2018 che pian piano, a causa anche della cattiva politica di Luigi Di Maio, i territori sono stati dimenticati. E altrettanto non a caso è stato questo uno dei primi temi che Conte ha preso a cuore. Il tempo è passato e le sconfitte (perché di questo parliamo) nelle varie elezioni amministrative che si sono susseguite non hanno fatto altro che confermare questo trend. Ribadito ancora una volta dall’ultima tornata in Lombardia e nel Lazio che un Movimento che, in coalizione, non è andato oltre il 4% e, da solo, non ha sfondato il 12%.
Da qui, secondo quanto risulta anche al nostro giornale, l’accelerazione di Conte: nominare prima di subito i nuovi coordinatori territoriali. Su base regionale, provinciale, cittadina. “Cari amici – ha annunciato ieri con un post – la riorganizzazione del MoVimento 5 Stelle prosegue con un altro importante passaggio: la nomina dei coordinatori territoriali. Ho provveduto a confermare la designazione dei coordinatori regionali e a designare i nuovi coordinatori a livello locale, tutti insieme avranno il compito di assicurare il raccordo, l’uniformità e la massima capillarità e tempestività dell’azione politica a livello locale e la valorizzazione delle iniziative e delle istanze territoriali, così come prevede lo Statuto”, si legge. Un impegno non di poco conto, dunque. Che risponde proprio all’esigenza di ricreare un corpo unico. A livello centrale così come a quello periferico.
Corrado nel Lazio, Castaldi in Abruzzo, Licheri in Sardegna, Donno in Puglia, Lanzi in Emilia, Croatti in Romagna e Galletti in Toscana
La squadra scelta da Conte, forse senza sorprese, contempla numerosi fedelissimi. E non c’è da stupirsi: affinché l’azione politica nazionale abbia un riverbero concreto anche a livello locale occorre che a “guidarla” ci sia qualcuno che condivida pienamente lo spirito “contiano”. Ed ecco allora che, tanto per fare qualche esempio, coordinatore nel Lazio è Annalisa Corrado, in Sardegna c’è Ettore Licheri, in Abruzzo Gianluca Castaldi, in Lombardia Dario Violi, in Puglia Leonardo Donno, in Emilia Gabriele Lanzi e in Romagna Marco Croatti, in Toscana Irene Galletti. Tutti nomi ovviamente autorevoli, nella maggior parte dei casi, com’è evidente, parlamentari.
Dunque persone di Conte si fida ciecamente e che avranno l’arduo compito – dopo il periodo di scollamento – di ricompattare il M5S facendo così “riemergere” lo spirito di quelli che furono i meetup. Ciò che, sentendo le voci parlamentari, si vuole evitare è soprattutto quella di una linea non condivisa specie per quanto riguarda le alleanze: “Occorre costruire una strada comune in cui il Movimento riesca a mantenere la sua identità agli occhi degli elettori pure se all’interno di un’eventuale coalizione. Ma per fare questo è necessario essere presenti sul territorio”, spiega un senatore. Questo dunque l’obiettivo numero uno. La strada è lunga, ma quantomeno si è partiti.