Il Covidstan è un mondo impervio, tormentato nella sua orografia basica, e pieno di flora e fauna velenosa e insidiosa. È fatto di picchi e vallate su cui volano certi uccellacci predatori che pensano solo ai loro interessi. Da Giletti, qualche giorno fa, c’era uno che vedeva la Madonna. Un portuale di Trieste, uno di quelli col cognome in “on” così suggestivo che ormai abbiamo imparato a riconoscere subito per lo sguardo alla grappa e l’ostinazione di un mulo ottomano. Vedeva la Madonna, dicevamo, che – brandendo un manganello a forma di spike – gli aveva detto che i vaccini non sono una buona cosa. Capita.
Altri hanno veduto Uguccione della Faggiola che sul suo destriero proferiva analogo verbo. Capita in un mondo di svitati che hanno trovato il loro teatro naturale sui Social. E poi c’è, nel Covidstan, il senatore a vita Mario Monti, ex premier, che invece invoca un giro di vite sulla “troppa democrazia” sull’informazione virale e ascoltando il portuale c’ha magari pure un po’ di ragione. Immediato il riflesso patellare contro “le camicie nere della rivoluzione”, ma clamorosamente proveniente proprio dagli eredi delle medesime. Immediata infatti la presa di posizione di Giorgia Meloni che rampogna giustamente Monti.
E poi, per non farci mancare niente, tra un estremo e l’altro del Covidstan, la terra di mezzo infestata di virologi che ogni ora se le danno di santissima ragione muniti dei loro libri-regalo appena sfornati. Questa, delle tre regioni, è effettivamente la più pericolosa, ché se gli estremi polari sono infestati da estremisti vax e no vax le terre centrali sono solo apparentemente più civili e democratiche, ma in realtà è terra di sabbie mobili. Qui la verità cambia in continuazione tra reciproche smentite nel giro di minuti secondi e così gli abitanti indigeni, di quella che un tempo fu una bella e florida vallata, non ci capiscono proprio più un’acca su quello che convenga fare.
TERRA DI MEZZO. Infatti, i virologi pur adorando il Gran Dio della Scienza lo smentiscono in continuazione nella sua prerogativa più rinomata e cioè l’oggettività. E così Astrazeneca si è fatto allegramente tutte le fasce d’età mentre un’altra brutta bestia, la famosa “immunità di gregge”, si è rivelata irraggiungibile dopo che molti nativi si sono comunque bucati cedendo alle lusinghe dei virologi che li corbellavano. Chi scrive si è appena fatto la terza dose perché aveva pure letto che sarebbe durata cinque-dieci anni (copyright Sergio Abrignani) per poi mestamente scoprire, al terzo buco, che ne occorrerà fra poco una quarta (copyright Franco Locatelli capo del Cts e Israele per deduzione).