Adesso che Salvini si è “unito in matrimonio” con Marine Le Pen a Pontida, siamo a posto. Ci mancava solo questa.
Manlio Bonetti
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Gentile lettore, è facile, quasi obbligatorio, pensare tutto il male possibile di Salvini. Però il connubio con Le Pen induce a riflessioni più ampie. Cominciamo col dire che esistono forti differenze tra Lega e Rassemblement National. La prima è stata una forza separatista, specie al tempo in cui Bossi e il Prof. Gianfranco Miglio miravano alla scissione della cosiddetta Padania. Una vena che oggi è sottotraccia, ma non è estinta. Le Pen invece è una forte fautrice dello Stato centralista ed è sempre stata fedele a un’impostazione nazionalista e sovranista. Lo stesso non può dirsi di Salvini, che definire ondivago è un eufemismo: il Ponte sullo Stretto, da “regalo alle mafie”, è diventato un fiore all’occhiello; il Superbonus 110%, che prima “non si tocca perché fa lavorare migliaia di imprese”, ora è una zavorra lasciata da Conte. Questo fa il paio con la Meloni, 10 mesi fa accanita antieuropeista e sovranista, ora indecorosamente stesa ai piedi di Ue e Usa. Chiedeva “mille euro per tutti con un click” e adesso taglia il welfare. Insomma, non tutti sono uguali. Per dire, il sovranista Orbàn è stato coerente e si è scavato un suo spazio d’autonomia nell’Ue e nella Nato. Le Pen non ha governato, quindi non possiamo dire, però negli anni non ha mai cambiato bandiera e bandieruola. Per riassumere, il problema non è Le Pen: il problema è che la nostra classe di governo manca di serietà. Ad averne di Le Pen e Orbàn: almeno sapremmo dove siamo. (Vede cosa mi fa dire!).
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