Nella partita per il Quirinale, M5S già “domani mattina deve proporre un nome” perché “il No a Berlusconi non basta”. A dirlo è Giulio Cavalli, scrittore e artista, convinto che per il Movimento è tempo di agire.
Il Movimento 5 Stelle è in difficoltà soprattutto per questioni extra politiche, come l’indagine su Grillo e quella dei soldi dal Venezuela. Che cosa sta succedendo?
“Ci tengo a dire due cose. La prima è che il Movimento 5 Stelle, come tutti i movimenti politici che raggiungono proporzioni elettorali tanto importanti, deve imparare a fare i conti con la complessità. Questa, altro non è che una scala di grigi in cui entrano anche alcune discutibili operazioni con cui si può avere a che fare. Penso che sia un percorso naturale e sinceramente non lo vedo come un momento di défaillance di M5S. È quello che hanno vissuto tutti i partiti con percentuali e ruoli di governo importanti, ossia doversi confrontare con la complessità della politica. Per quanto riguarda gli attacchi che arrivano al Movimento, fa ridere il garantismo penoso che sto vedendo con bordate che piovono da partiti già squalificati e che hanno l’opacità che può avere Forza Italia. In relazione all’inopportunità politica di alcune vicende, credo che sia molto più maturo che il Movimento 5 Stelle apra una discussione al proprio interno e con i propri elettori, senza minimamente preoccuparsi del principe dell’inopportunità Saudita che ovviamente continua a giocare di rimbalzo”.
Intanto deflagra anche il caso Fraccaro che, malgrado le smentite, rischia provvedimenti disciplinari. Che lettura dà a questa notizia?
“Quando ci si dà delle regole, vanno rispettate. Nel momento in cui il Movimento decide di affidarsi a una leadership, deve avere l’onestà intellettuale di seguirla oppure, a viso aperto, di sfidarla secondo i processi democratici che M5S ha. Al di là della vicenda Fraccaro, al Movimento il vero male lo fanno questi piccoli protagonisti in cerca di vittorie personali. Mi sembra che quello spazio usato per sotterfugi può essere impiegato in modo ben più nobile, magari coinvolgendo gli elettori. Altra pecca del Movimento è che dopo quattro anni non ha ancora maturato la consapevolezza di essere il partito più importante del parlamento. E qui, lo sappiamo, contano i numeri”.
In questa situazione di incertezza, il Movimento resta il primo partito in parlamento. Eppure nella corsa al Colle non tocca palla, lasciando l’iniziativa al centrodestra. Che cosa dovrebbe fare M5S per uscire dall’angolo?
“Se si vuole creare questo fronte progressista tra M5S e Pd, domani mattina devono proporre un nome. Il No a Berlusconi che è scontato per ogni persona dotata di buon senso, sicuramente non basta. Il secondo passo è prendere coscienza che il centrodestra ha la maggioranza e quindi deciderà la corsa al Quirinale. Del resto vorrei ricordare che Renzi è ormai organico al centrodestra”.
A tenere banco sono anche le recenti fuoriuscite dal Movimento tra cui quelle della Evangelista e di Marino che ha parlato di fastidio per la vicenda Grillo. Che idea si è fatto?
“L’emorragia dei parlamentari è naturale e fisiologica per un movimento politico che, per la prima volta, entra nelle istituzioni e lo fa con numeri tanto alti. Comincerei a minimizzare un tema che spesso viene usato dai nemici politici ma che non è sicuramente una patologia. Qualcuno dimentica che qualcosa di simile lo ha vissuto Italia dei Valori che doveva prendere il 4% e si è ritrovata al 9%, imbarcando Razzi e Scillipoti. Tornato al Movimento, tutti quelli che lo stanno abbandonando preferendo trovare un seggio promesso da qualcuno, è un bene che se ne vadano. Per quanto riguarda la vicenda di Grillo, c’è un elemento sostanziale che viene ignorato. Lui fece un passo di lato e tutti nel Movimento, incluso Di Battista, dicevano che M5S doveva diventare adulto e camminare sulle proprie gambe. Quale occasione è migliore di questa per farlo?”.
Alla luce di tutti questi problemi, per il futuro cosa potrebbe fare Conte per rilanciare il Movimento?
“Deve comportarsi da leader del partito più importante del parlamento italiano. Di un partito che, anche nei sondaggi peggiori, rimane comunque tra quelli che decideranno i governi dei prossimi anni. Mi dispiace vedere partiti al 2% che si comportano come se fossero al 15, e un partito che è al 15 che mostra le incertezze di chi è al 2%”.