Nella piazza del Plebiscito risorgimentale, che decretò l’annessione del Regno delle Due Sicilie a quello d’Italia, centinaia di cittadini hanno detto no “a chi vuole celebrare il funerale del Sud e del Paese”. Tra loro molti esponenti dei principali partiti d’opposizione e donne e uomini dei movimenti meridionalisti. Il loro è stato un coro unanime, declinato nella più grande piazza di Napoli tra slogan e dichiarazioni, per ribadire un “no” perentorio alla riforma dell’Autonomia differenziata firmata dal ministro Roberto Calderoli e bandiera della Lega da sventolare già alla prossima stagione elettorale.
All’appuntamento napoletano, voluto e organizzato dal Comitato contro l’autonomia differenziata, in concomitanza con la discussione sulla riforma avviata in Senato, c’erano le sigle sindacali regionali di Uil, Cgil, Usb e Cobas, la politica con il Movimento Cinque Stelle, il Pd e il Movimento Equità Territoriale, oltre a rappresentanze del mondo della sanità e dell’istruzione, al Coordinamento per la democrazia Costituzionale e ad associazioni e comitati civici. Tutti uniti “contro uno scellerato progetto di riforma – urla al megafono Giada, insegnante di sostegno – che rischia di cristallizzare le diseguaglianze già in atto tra Nord e Sud, di affossare il nostro presente e di ammazzare il futuro dei nostri figli”.
Manifestazione contro l’Autonomia differenziata: chi c’è e chi no
Una battaglia di popolo su cui ha pesato l’assenza del sindaco della prima città del Sud Gaetano Manfredi. C’era invece il suo predecessore, Luigi De Magistris, secondo cui “c’è ancora tempo per fermare questo disegno sovversivo, ma serve una grande mobilitazione popolare”. E c’era l’altro ex sindaco per due consiliature, Antonio Bassolino, che ha governato anche la Campania e che oggi siede tra le fila del Consiglio comunale, per il quale “il Paese ha bisogno di autonomie unitarie, non differenziate, che partano dai Comuni, a cui vanno date più risorse e più poteri perché sono le fondamenta della nostra Repubblica”.
L’ex presidente della Camera, Roberto Fico, oggi nel Comitato di garanzia M5S, parla di “ennesimo schiaffo al Sud che questo Governo si appresta a dare, creando enormi distanze fra chi ha più e chi meno”. Gli fa eco il deputato Pd Marco Sarracino: “Il nostro – dice – è un no a un disegno che spacca l’Italia a metà, in continuità con le scelte di un governo che ha cancellato il taglio del reddito di cittadinanza e ha affossato il salario minimo, senza dimenticare i tagli al Pnrr e la Zes unica. Misure che ci fanno dire che il governo Meloni è un governo contro il Mezzogiorno d’Italia”. “Scetammece”, recita un cartello fatto girare di mano in mano tra semplici cittadini ed eletti.
Serve più percezione
Mancano i giovani. “Ed è responsabilità di organizzazioni come la nostra e della politica – fa mea culpa Nicola Ricci, segretario campano Cgil – se le giovani generazioni non si sentono coinvolte in questa battaglia. Bisogna far capire a tutti che con l’autonomia il nostro Paese conterebbe ancor meno in Europa e nel mondo”. Attorno a Ricci, la piazza si colora di bandiere e striscioni. “Il Sud non è figlio di un dio minore”, si legge su un altro cartello retto da un signore che si definisce “pensionato precario”.
Il Movimento Equità Territoriale srotola uno striscione su cui si legge “L’autonomia incatena il Sud”. “I meridionali devono ribellarsi in maniera compatta contro questo sciagurato progetto di legge – dichiara la presidente Met Rossella Solombrino -, ci hanno già sottratto troppe risorse con il federalismo fiscale, anche in quel caso firmato da Calderoli, lo stesso personaggio che definì i napoletani ‘topi da derattizzare’. Oggi stanno compiendo il disegno finale, che consiste nel trattenere al Nord le stesse risorse che hanno scippato per oltre vent’anni ai territori del Mezzogiorno”. Dichiarazioni che suonano come risposta al ministro napoletano Gennaro Sangiuliano, che poche ore prima in città, in visita al liceo Sbordone, aveva dichiarato: “Non credo che l’autonomia differenziata leda regioni come la Campania. Dobbiamo avere solo la capacità di fare”.
“Siamo all’eutanasia dell’Italia. Bisogna capire che se il Sud sprofonda, si tira giù il resto del Paese”, dichiara il consigliere regionale M5S Gennaro Saiello. Se non c’è il sindaco Manfredi, c’è invece il fratello Massimiliano del Pd, per il quale “il problema vero è che non c’è la percezione della reale pericolosità di questo disegno”. Al termine della manifestazione, una delegazione di manifestanti è stata ricevuta dal prefetto, a cui è stato consegnato un documento nel quale sono sintetizzati i principali punti di criticità del Ddl Calderoli. La piazza si svuota in serata e resta un cartello: “la differenziata fatela nei bidoni”.