di Rossella Nocca
Il nemico dei Casalesi a capo della Procura nazionale Antimafia. Franco Roberti ha lottato per dodici anni in trincea fra Napoli e Salerno, eppure per tanti è un volto nuovo. Su Internet, prima della sua elezione, non esisteva nemmeno una biografia ufficiale. Poco mediatico, ha sempre preferito parlare a suon di indagini. E sui magistrati in politica non ha mai nascosto la sua contrarietà. Anche stavolta, quando gli si chiede se, dopo il suo predecessore, esiste la possibilità che anche lui prenda altre strade, non esita a rispondere: “Io faccio il magistrato e porterò a termine sicuramente il mio incarico”.
Una figura di rottura rispetto alle ultime che hanno riempito le pagine dei giornali. Lontana da Ingroia, tornato in magistratura dopo la candidatura alle ultime politiche per poi spogliarsi definitivamente della toga e prendere le redini di una società siciliana di informatizzazione. Distante da Grasso, verso il quale pure nutre “profonda stima e affetto”. E anche da de Magistris. I destini dell’attuale sindaco di Napoli e di Roberti si erano in qualche modo incrociati quattro anni fa, quando il neo procuratore era stato chiamato dalla Procura di Salerno per sostituire Luigi Apicella, coinvolto nello scandalo legato all’inchiesta Why Not di Catanzaro. L’ex procuratore di Salerno indossa con disinvoltura la sua veste di uomo super partes. L’idea di doversi confrontare con un governo di larghe intese alle prese con spaccature e scandali non lo spaventa: “Dialogherò con tutti come è normale che sia per l’istituzione che rappresento”. Non si esprime sul dibattito relativo alla legge sul voto di scambio: “Ho rispetto per il Parlamento e confido nel suo operato”.
Una vita in prima linea
La sua carriera si è sempre svolta in prima linea e questo, ammette, gli mancherà: “Mi dispiace non poter più condurre indagini e non avere la possibilità di portare a termine quelle avviate a Salerno”. Tuttavia è già proiettato verso le delicate sfide che lo attendono: “Proseguirò il percorso avviato puntando sulla lotta ai mercati criminali transnazionali, ai grandi traffici di stupefacenti, di esseri umani e di rifiuti”. Non manca un appello al governo affinché “la giustizia sia al primo posto e venga dotata delle riforme e dei mezzi necessari”. Perché “una giustizia inefficiente è un regalo alle mafie”.
Ma chi è stato sinora Roberti? Nato 65 anni fa a Napoli e magistrato dal 1975, ha iniziato come pretore in Toscana. Poi, tornato in Campania, ha sempre contrastato camorra e criminalità. Da Sant’Angelo dei Lombardi dove ha svolto indagini legate al post terremoto irpino, alla Dda di Napoli e alla Procura di Salerno, passando per la Direzione nazionale antimafia di Roma. Fondamentale il suo apporto alla lotta contro i Casalesi.
La lotta ai casalesi
Le sue indagini hanno portato ad arresti di boss del calibro di Giuseppe Setola e Lorenzo Nuvoletta, conosciuti anche attraverso le pagine di “Gomorra” di Roberto Saviano. Fra le altre inchieste importanti del periodo partenopeo, quella su Calciopoli. A Salerno, dove si è insediato nel 2009, ha continuato a occuparsi di indagini di rilevanza nazionale, come quella sul fallimento del pastificio Amato, a carico dell’ex presidente del Monte dei Paschi di Siena, Giuseppe Mussari, e quella recente sullo Ior. Lascia alcuni casi irrisolti, come quello sulla morte del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo. Al ballottaggio, il napoletano ha avuto la meglio su Roberto Alfonsi, procuratore di Bologna, con 20 voti contro 6. “Un po’ me l’aspettavo, anche se alla fine ho iniziato a dubitare. Credo che il Csm – ha commentato ò abbia premiato la maggiore completezza e operatività della mia carriera. Ma è anche una vittoria di squadra, di tutti i miei colleghi di Napoli e Salerno”. Tra i sostenitori di Roberti, il vice presidente del Csm, Vietti, il presidente Santacroce e il pg di Cassazione Ciani. Parole di soddisfazione dall’ambiente politico e giudiziario. Su tutte, quelle di Grasso, che lo ha definito “un magistrato unanimemente apprezzato per la professionalità e l’impegno nella lotta alla criminalità”. Qualità delle quali il paese ha proprio bisogno.