Ormai il countdown è partito: lunedì 4 novembre la Commissione contenziosa di Palazzo Madama deciderà sul ricorso dei 771 ex senatori che non ne vogliono sapere di vedersi tagliato il proprio “sudato” vitalizio. E gli occhi sono puntati proprio sui membri della Commissione, specie dopo lo scoop del nostro giornale – ripreso poi da altri quotidiani e da alcune forze politiche – riguardante il potente capo di gabinetto della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Parliamo di Francesco Nitto Palma che, in qualità di ex senatore (ma il suo cursus honorum conta anche altri ruoli, da sottosegretario fino a ministro della Giustizia), aveva presentato anche lui ricorso contro il taglio dei vitalizi. Pensate: da 6.217,16 euro lordi è passato a 5.428,25 (una sforbiciata di circa 800 euro lordi al mese).
La Notizia, però, il 29 ottobre scorso aveva ricostruito alcuni interessanti rapporti che univano proprio Nitto Palma a due membri della Commissione che avrebbe dovuto emettere verdetto su Nitto Palma. Il verbo al passato è d’obbligo perché proprio dopo il nostro articolo l’ex Guardasigilli ha deciso di ritirare il ricorso (e dunque gli ex senatori ricorrenti sono passati da 772 a 771). Ma cosa avevamo raccontato? I legami riguardavano due membri della Commissione: Giacomo Caliendo e Cesare Martellino. Il primo è il presidente della Commissione. Come scriveva il nostro giornale, Caliendo è sempre stato in prima fila sui provvedimenti ad personam per Silvio Berlusconi, dal legittimo impedimento al salva-Previti. Così Palma. E pure la Casellati.
I tre moschettieri hanno fatto squadra anche a via Arenula nel 2011 – Nitto ministro alla Giustizia, gli altri sottosegretari – e poi ancora in commissione Giustizia al Senato nella XVI e XVII legislatura (qui Nitto Palma era presidente). E c’è poi il componente tecnico non senatore Martellino che ha con Nitto Palma un’amicizia ancora più antica: entrambi sostituti alla Procura di Roma, negli anni ’80 i due sono stati insieme all’ufficio indagini della Federcalcio, per poi finire entrambi nel comitato dei mondiali del ’90 con Luca Montezemolo.
Da qui l’allarme dei Cinque stelle all’indirizzo della Casellati, dopo aver subodorato il rischio di qualche tranello sul taglio dei vitalizi. E ieri è arrivato l’ultimo chi va là: “Davamo per scontato il tentativo di restaurazione portato avanti da chi godeva di queste ricche prebende, era inevitabile – scrivono i pentastellati sul blog – Sono fatti così molti di loro, le provano tutte per difendere i soldi ingiustamente incassati”. E poi l’affondo: “Se ottenessero quanto chiedono sarebbe davvero un brutto segnale. Il taglio dei vitalizi ha riavvicinato i cittadini alle Istituzioni! Siamo tutti vigili e con noi i cittadini italiani. Siamo nel palazzo per combattere i privilegi e difendere la legalità, ovunque!”. Per ora né da Nitto Palma né tantomeno dalla Casellati o dai membri della Commissione sono arrivate dichiarazioni di qualunque sorta. Parlerà la sentenza che sarà emessa lunedì. E da lì si capiranno tante cose.