Il diavolo è meno brutto come lo si dipinge. Talvolta almeno, sicuramente in questo caso. Angela Mekel, che ieri ha ricevuto il premier Giuseppe Conte nel castello di Meseberg, ha infatti da tempo smesso il ruolo di “mastino” e si è resa conto che senza l’Italia e il fronte compatto dei paesi del sud l’Ue rischia di crollare come un castello di carta. La cancelliera ha riconosciuto gli sforzi degli italiani in questi lunghi mesi di pandemia: “L’Italia ha fatto grandi sacrifici ed è stata colpita dal virus senza colpa. Gli italiani hanno reagito in modo ammirevole, con straordinaria disciplina”. E persino l’incontro col principe dei falchi del nord, l’olandese Mark Rutte che Conte ha visto la scorsa settimana, è andato meglio del previsto nonostante le premesse non fossero idilliache.
Ma andiamo per ordine. I bilaterali che i leader europei stanno portando avanti in questi giorni sono preparatori all’atteso Consiglio europeo del 17 e 18 luglio, il primo che si terrà sotto la presidenza di turno semestrale tedesca e che dovrà esprimersi all’unanimità sulla proposta di mediazione messa nero su bianco dal presidente Charles Michel che prevede 500 miliardi a fondo perduto e 250 di prestiti, con un bilancio settennale (2021-2027) di 1074 miliardi. In pratica l’entità e la suddivisione dei fondi già formalizzata da Ursula von der Leyen che tanto ha fatto storcere il naso ai frugali nelle scorse settimane. Certo, il semestre tedesco aiuta l’Italia e i paesi mediterranei più colpiti dalla pandemia ad ottenere in tempi brevi l’avvio del Recovery fund (il fattore tempo è fondamentale) e a scongiurare una diminuzione delle cifre indicate (soprattutto di quelle a fondo perduto), è stata la stessa Mekel ieri in conferenza stampa congiunta ad ammettere che Germania e Italia intendono portare avanti “in grande amicizia” il negoziato sul fondo europeo per la ripresa, anche se non è un segreto che il denaro erogato debba essere condizionato alle riforme, lo chiedono i frugali ma lo prevedono anche le Raccomandazioni della Commissione.
In particolare il premier olandese ha chiesto a Conte che se l’Italia vuole i soldi in arrivo dall’Europa con il Recovery fund, deve cancellare Quota 100, il meccanismo che anticipa l’età della pensione. In ogni caso la norma in questione era stata fortemente voluta dalla Lega nello scorso governo e, forte del fatto che a beneficiarne realmente siano state poche decine di migliaia di persone a fronte di un’ingente spesa per il resto della collettività, il nuovo esecutivo ha avuto buon gioco a liquidarla senza troppi fronzoli. È stato il viceministro all’Economia, Antonio Misiani, in risposta alla richiesta di Rutte, ad annunciare che “Quota 100 scade nel 2021 e non verrà prorogata”. Conte però è ben conscio che quella su Quota 100 non sarà l’unica condizionalità richiesta e ieri ha tenuto a precisare come “non è nell’interesse di nessuno, neppure di Paesi che non dovessero beneficiare del programma Next Generation Eu, introdurre condizionalità al punto da rendere di scarso impatto pratico e a compromettere l’effettività del sostegno che può derivare da questo programma: sarebbe una follia”.
Ma su questo punto anche la Merkel è stata chiara: “La proposta di Michel sul Recovery Fund prevede che i Paesi trattino con la Commissione su come questi fondi vengano spesi, e alla fine il Consiglio deve decidere con maggioranza qualificata: mi sembra una buona soluzione che io potrei sostenere”. Probabilmente, dunque, per sciogliere i nodi sulle condizioni poste alla base dell’erogazione le due date del 17 e 18 potrebbero non bastare, potrebbe anche volerci un altro incontro prima della fine di luglio.