“Al di là dell’accordo politico, che ancora non c’è, l’operazione non è fattibile”. Una fonte di governo, che sta seguendo il dossier, ci spiega che utilizzare i soldi del Mes per coprire il mancato introito dell’Irap da parte delle imprese “non è possibile”. Checché ne dicesse ieri un autorevole quotidiano nazionale (La Stampa, ndr) che dava praticamente la cosa per fatta. Allora, le cose, invece, stanno così: l’esecutivo è al lavoro sulla scadenza Irap di giugno, ovvero la tassa che le aziende versano alle Regioni per finanziare la spesa sanitaria. “Elimineremo il saldo-acconto Irap dovuto a giugno per tutte le imprese fino a 250 milioni di fatturato per alleviare la loro situazione in un momento così difficile e aiutarle a ripartire”, ha annunciato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri prima del pre-consiglio convocato per la finale messa a punto del decreto Rilancio.
L’acconto Irap di giugno e luglio vale complessivamente 6,7 miliardi, in base agli ultimi dati dei versamenti pubblicati dal dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia. Ebbene, secondo alcuni, si potrebbe attingere ai soldi del Mes. Ma a parte che l’intesa politica ancora non c’è (“Sarà il Parlamento a decidere”, ha dichiarato il premier Giuseppe Conte) si tratta di un’operazione improbabile, che non ha possibilità di successo. Da oggi per chiedere la nuova linea di credito dedicata alla pandemia basterà firmare un breve formulario – è stato pubblicato proprio ieri – che si chiamerà “Response Plan”, in cui i governi dovranno soltanto dettagliare le spese che vogliono coprire. E che va firmato dal governo richiedente e dalla Commissione Ue, che agisce per conto del Mes. Ha solo tre paragrafi, contro le diverse decine di pagine del vecchio Memorandum.
Il primo ricorda che “la sola condizione per accedere alla linea di credito è che gli Stati che chiedono il sostegno si impegnano a usarlo per sostenere il finanziamento dei costi diretti e indiretti di sanità, cura e prevenzione, legati alla crisi del Covid-19”. Il secondo definisce i contorni delle spese sanitarie coperte dagli aiuti, mentre nel terzo ci sono gli spazi predefiniti dove i governi dovranno elencare le spese da coprire. Vanno dettagliate le spese sanitarie fino al 2% del Pil e, in ogni caso, sarà la Commissione a valutarle. Il decreto Rilancio, tra le altre cose, è finanziato con lo scostamento già chiesto e approvato dal Parlamento per 55 miliardi. Il legame Irap-Mes non ha dunque fondamento. Nonostante Italia viva ieri si sia sbracciata per affermare il contrario.
“Quest’anno, grazie a una proposta di Iv accolta dal ministro Gualtieri – ha dichiarato il renziano Davide Faraone – gli imprenditori non pagheranno l’Irap. Verrà coperta con le risorse del decreto anti recessione. Colgo l’occasione per ricordarvi la bontà dell’utilizzo dei fondi del Mes da parte del nostro paese. Essendo infatti quelle dell’Irap risorse destinate alla sanità possono benissimo essere prese dal fondo Salva-stati. Un motivo in più per definire stolti coloro che dipingono il Mes senza condizioni come il male assoluto”. Vale la pena ricordare che, nonostante l’accordo arrivato all’Eurogruppo, la strategia europea di Conte non sia mutata. Il Recovery fund per il premier rimane la sola arma che può rendere efficace l’intero pacchetto, costituto anche da Sure, Bei e Mes.