Un G20 che parte già zavorrato dalla consapevolezza che giungere a una dichiarazione finale sottoscritta da tutti sarà una missione difficile, se non impossibile. I negoziati sono “ancora in corso” e in questa fase “è difficile prevedere se ci sarà un accordo” su una dichiarazione comune, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, da Nuova Delhi alla vigilia del summit che si terrà oggi e domani.
A dividere i leader presenti in India è la guerra in Ucraina. Fonti diplomatiche italiane sottolineano che si tratta dell’ultimo scoglio da superare per ottenere una dichiarazione finale condivisa. La maggior parte dei Paesi, viene spiegato, si sono dati l’obiettivo di menzionare l’aggressione russa, ed è concorde anche la presidenza indiana del G20 ma c’è l’irrigidimento della Russia, spalleggiata molto dalla Cina.
G20, le assenze di Putin e Xi Jinping
Si cerca un’intesa a 20, in alternativa a 18+2, o almeno 19+1. In questi casi, sarebbe un passo indietro rispetto al consenso a 20 di un anno fa a Bali. Non c’è lo zar in India. A sostituirlo il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. E neanche il presidente cinese. Xi Jinping gioca la carta Nicolas Maduro contro Joe Biden e Narendra Modi.
Non solo diserta il summit del G20 ma invita a sorpresa per una settimana in visita di Stato il suo omologo venezuelano. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres parla di “famiglia disfunzionale” per definire il consesso dei ‘Grandi’ e il rischio è quello che l’unico vero forum globale che fa sedere allo stesso tavolo tutte le principali economie del pianeta possa rivelarsi un flop.
L’assenza di Putin, scontata, e quella ‘tattica’ di Xi, lasciano la scena al presidente degli Stati Uniti. L’agenda in India del numero uno della Casa Bianca è iniziata ieri con un incontro bilaterale con il primo ministro indiano Modi. L’assenza della Cina peraltro toglierà peso e sostanza alla sessione dei lavori dedicata al clima essendo Pechino tra i paesi più inquinanti al mondo.
Il nodo di Meloni
La premier Giorgia Meloni ha visto invece il primo ministro britannico Rishi Sunak (“vogliamo intensificare la nostra cooperazione sui migranti”, ha detto) e oggi avrà una serie di incontri bilaterali a margine dei lavori del vertice, dal primo ministro indiano al presidente coreano Yoon Suk-yeol, ma l’incontro chiave è quello con il ministro cinese Li Qiang.
Nell’agenda del faccia a faccia anche il tema della Via della Seta, che gradualmente l’Italia, se il Parlamento lo deciderà, si appresta ad abbandonare. Nessun incontro invece di Meloni con Paolo Gentiloni, anche lui al vertice di Delhi, dopo le critiche indirizzate dalla stessa premier e dai suoi due vice al commissario europeo italiano, da cui il governo a più voci ha chiarito di aspettarsi “un occhio di riguardo in più”.
Un’osservazione, però, è arrivata da Bruxelles. Evitando ogni commento sugli appunti dell’esecutivo italiano, la portavoce della Commissione europea Dana Spinant ha notato che “si sa, ovviamente, qual è il ruolo di un commissario europeo e come i commissari europei rappresentino l’interesse europeo che portano avanti nei loro portafogli in modo collegiale”.
Non c’è bisogno, ragionano da parte loro fonti italiane, di un incontro fra Gentiloni e Meloni, che come sempre in queste occasioni avrà un momento di confronto con i leader europei Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Mark Rutte (lo spagnolo Pedro Sanchez è assente per Covid). Si tiene fuori dalla polemica anche il ministro Giancarlo Giorgetti, che potrebbe incrociare per un saluto Gentiloni. E che ieri ha incontrato la segretaria Usa al Tesoro Janet Yellen.