Due giorni di serrate trattative – tra incontri bilaterali fino a notte fonda e febbrili vertici – non sono bastati a trovare l’accordo su come dovrà sostanziarsi il bilancio europeo 2021-2027. A pochi minuti dalla fine del vertice straordinario di Bruxelles il ministro degli Affari Ue, Enzo Amendola scrive: “Le posizioni di alcuni paesi e quella del presidente Michel sono insufficienti”. “L’Italia ha ricevuto il mandato insieme a Romania e Portogallo per elaborare una controproposta”, annuncia il premier Giuseppe Conte. “L’Italia – spiega – è con la stragrande maggioranza dei paesi schierati per un’Europa ambiziosa”. “Abbiamo bisogno di più tempo”, dice il presidente del Consiglio Ue Charles Michel (nella foto). Che non fornisce dettagli su quando ci sarà un prossimo incontro. Presto a sentire il numero uno della Commissione Ue: “Dobbiamo continuare a lavorare, il tempo è poco”, altrimenti dal 2021 non avremo più l’Erasmus, le politiche di coesione e le risorse per affrontare le grandi sfide che attendono l’Europa come l’ambiente e il digitale, dichiara Ursula von der Leyen.
IL PUNTO. “Le distanze tra i paesi sono ancora troppo grandi”, ammette Angela Merkel. Giovedì sul tavolo Michel aveva calato una proposta da 1.095 miliardi di euro pari all’1,074% del Pil Ue. Il Parlamento ha proposto l’1,3%, l’esecutivo comunitario l’1,11%. Ma su questa si sono subito fronteggiati due schieramenti opposti. I cosiddetti paesi “frugali”, ovvero Olanda, Austria, Svezia e Danimarca, fermi sulla loro posizione, ovvero un bilancio che non vada oltre l’1%, il mantenimento degli sconti, i cosiddetti “rebates”, e un taglio ai due pilastri storici delle politiche Ue, ovvero agricoltura e coesione. Dall’altra parte gli Stati “amici della coesione” – tra cui l’Italia – che chiedono un budget più ambizioso e insistono sull’importanza di consistenti contributi alle politiche tradizionali (coesione e agricoltura). L’Italia come la Francia, e tanti altri paesi, contestano poi la permanenza dello sconto sui contributi e mantengono una linea ferma sul finanziamento della politica agricola e di coesione. “Una concezione frugale dell’Europa non ci sta bene”, ha rimarcato il nostro capo del Governo. La Germania che ha definito insoddisfacente la proposta Michel si schiera con i frugali, però, quando si tratta di difendere gli sconti dal momento che ne beneficia anche lei.
LA PROPOSTA. Ieri pomeriggio Michel avrebbe messo sul tavolo un compromesso, mutuato da un paper della Commissione, che prevede una riduzione di 10 miliardi – 1,069% del Pil (arrotondato all’1,07%) – degli impegni di spesa e in termini di pagamenti un tetto di 1,049% (arrotondato all’1,05%). A subire le principali sforbiciate il programma per la ricerca Horizon Europe e quello spaziale. Completamente azzerato il miliardo e mezzo per la mobilità militare. Aumentate le voci agricoltura e coesione. E confermati gli sconti ai 5 stati. Ma anche questa seconda proposta è naufragata. “I rebates, cioè gli sconti nati con il Regno Unito che oramai è fuori, secondo me ma anche per tanti altri non si giustificano più”, dice Conte e la loro “rimeditazione deve riguardare anche la Germania”.