Come promesso nei giorni scorsi, l’esercito israeliano (Idf) sta aumentando l’intensità e il numero degli attacchi sulla Striscia di Gaza. Un’accelerazione che, secondo il primo ministro Benjamin Netanyahu, dovrebbe servire a piegare definitivamente Hamas.
Quel che è certo è che la pioggia incessante di bombe ha causato, nella notte, la morte di almeno 16 persone: due sono rimaste uccise in un attacco aereo sul campo profughi di Nuseirat, nella parte centrale di Gaza, mentre le altre sono decedute durante un’operazione dell’IDF a Khan Younis, nel sud della Striscia. Tra le vittime accertate ci sarebbero anche figure di spicco dell’organizzazione palestinese, tra cui Salah al-Bardawil e Ismail Barhoum, entrambi membri dell’ufficio politico di Hamas, e Manar Abu Khater, direttore dell’Istruzione presso la direzione orientale dell’amministrazione scolastica di Khan Younis, sotto il governo di Hamas.
A dare notizia di queste “uccisioni mirate” è stato il ministro israeliano, Israel Katz, che si è congratulato in particolare per l’operazione in cui è rimasto ucciso Barhoum, avvenuta durante il bombardamento dell’ospedale di Khan Younis. Barhoum era considerato “il nuovo primo ministro” di Hamas, subentrato ad Al-Dalis, anch’egli ucciso pochi giorni fa.
Netanyahu vuole svuotare la Striscia con le bombe e con l’apertura di un ufficio per l’emigrazione volontaria da Gaza
Lo stesso ministro ha annunciato la creazione di un “ufficio per l’emigrazione volontaria dei residenti di Gaza interessati a trasferirsi in Paesi terzi”, che opererà in coordinamento con organizzazioni internazionali e altri organi di governo.
L’ufficio sarà vincolato al diritto israeliano e internazionale, ha aggiunto Gallant, citato da Haaretz. A febbraio, l’ex presidente americano Donald Trump ha presentato un piano statunitense per il dopoguerra nella Striscia, che prevede lo sfollamento forzato degli abitanti verso altri Paesi della regione, in primis Egitto e Giordania, e la ricostruzione dell’enclave con l’obiettivo di trasformarla in una sorta di “Riviera del Medio Oriente”.
I Paesi arabi hanno respinto con forza il progetto di pace americano, presentandone uno alternativo, mentre lo Stato ebraico lo ha accolto con entusiasmo.