Passano i mesi, ma il conflitto mediorientale sembra sempre più vicino a una temuta escalation. Mentre nella Striscia di Gaza si continua a morire, tra epidemie e raid israeliani, la situazione si complica sul fronte nord, dove, per volere di Benjamin Netanyahu, aumentano di numero e intensità gli scontri con Hezbollah in Libano e con le milizie filo-sciite in Siria e Iraq.
Proprio questa notte, l’esercito di Tel Aviv ha lanciato una possente offensiva a Damasco e dintorni, causando l’ennesima carneficina nella zona di Hama, che si trova al centro del Paese, con almeno 18 morti e 43 feriti. Un blitz che di certo non rasserena gli animi, visto che ha scatenato la prevedibile reazione rabbiosa di Teheran. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, ha parlato di “attacchi criminali” condotti in Siria, affermando che la tesi di Tel Aviv, secondo cui il blitz ha colpito “un centro legato all’Iran” nel Paese, “è completamente infondata”.
Kanani ha poi detto che, a suo avviso, è il primo ministro israeliano Netanyahu a continuare a “rifiutare di firmare un accordo per il cessate il fuoco a Gaza” e così facendo “sta aprendo le porte dell’inferno”. Proprio per questo ha lanciato un appello all’ONU e all’Occidente affinché condannino l’atteggiamento di Tel Aviv e adottino misure deterrenti per convincere Netanyahu a porre fine alla guerra prima che questa si allarghi a tutta la regione.
Netanyahu non si ferma più e torna a bombardare la Siria. Ira di Teheran: “La comunità internazionale intervenga o sarà la catastrofe”
Ben diversa è la ricostruzione su come stiano andando le trattative fornita da Tel Aviv. Secondo quanto riferito dal leader del partito israeliano di unità nazionale, Benny Gantz, al segretario di Stato americano Antony Blinken, il mondo deve sostenere una maggiore pressione militare su Hamas a Gaza, poiché l’accordo per la liberazione degli ostaggi sembra arenarsi “per colpa loro”.
“Dopo mesi in cui Hamas non ha accettato il quadro, ci aspettiamo che il mondo appoggi Israele per aumentare la pressione civile e militare a Gaza”, ha affermato Gantz, aggiungendo che “questo è ciò che ha portato al primo accordo sugli ostaggi ed è ciò che accelererà la sconfitta di Hamas”.
Medio Oriente verso il baratro
Nel frattempo, il mondo continua a trattenere il fiato in vista dell’annunciata rappresaglia dell’Iran su Israele per l’uccisione del capo dell’ufficio politico di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran. Malgrado sia passato più di un mese e il temuto contrattacco ancora non ci sia stato, la Guardia Rivoluzionaria iraniana, per bocca del suo comandante in capo Hossein Salami, parlando all’emittente Al Arabiya, ha dichiarato che “l’incubo dell’inevitabile risposta iraniana scuote Israele giorno e notte”, causando confusione nei governanti e nei leader israeliani, che ormai non sono in grado di “continuare la loro vita politica”, poiché è chiaro, a suo dire, che “gli israeliani assaggeranno il sapore amaro della vendetta e la risposta sarà certamente diversa” da quella che si aspettano.
La denuncia dell’Onu contro Netanyahu: “Da Israele palese disprezzo per il diritto internazionale”
In tutto questo caos, le operazioni militari in Palestina vanno avanti come nulla fosse. Secondo quanto riporta l’agenzia stampa Wafa, le forze israeliane hanno lanciato gas lacrimogeni contro alcuni civili palestinesi che stavano aspettando di attraversare il checkpoint di Al Hamra, in Cisgiordania.
Un attacco confermato anche dall’Alto Commissario ONU per i diritti umani, Volker Turk, che ha strigliato la comunità internazionale affermando che “gli Stati non devono e non possono accettare il palese disprezzo per il diritto internazionale, comprese le decisioni vincolanti del Consiglio di Sicurezza ONU e gli ordini della Corte Internazionale di Giustizia, né in questa né in nessun’altra situazione”.