Netanyahu valuta l’annessione della Cisgiordania. Israele piazza un’altra bomba a orologeria sul Medio Oriente

Netanyahu non si ferma più e ora pensa all'annessione della Cisgiordania scatenando le proteste dell'Unione europea

Netanyahu valuta l’annessione della Cisgiordania. Israele piazza un’altra bomba a orologeria sul Medio Oriente

Sembra proprio che l’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca abbia convinto l’amministrazione israeliana di Benjamin Netanyahu a proseguire la guerra in Medio Oriente, letteralmente senza prevedere alcun termine temporale, e ad alzare pericolosamente la posta in gioco. Dopo le aperture ai negoziati da parte di Hamas e Hezbollah, che sembravano presagire una ripresa delle trattative, a gelare ogni speranza di pace è stato il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, che su X ha scritto che “non ci sarà alcun cessate il fuoco in Libano. Continueremo ad attaccare Hezbollah con la massima forza finché non raggiungeremo tutti i nostri obiettivi di guerra”.

Netanyahu non si ferma più e ora pensa all’annessione della Cisgiordania scatenando le proteste dell’Ue

Sebbene dichiarazioni simili non siano nuove, erano meno frequenti sotto Joe Biden e sicuramente meno sprezzanti. Ora, però, la novità è che a Tel Aviv si parla apertamente di nuovi – e sconcertanti – obiettivi di guerra, non più orientati solo alla rimozione delle minacce terroristiche, ma anche a possibili annessioni territoriali. Il primo a dirlo è stato il ministro delle Finanze e leader dell’estrema destra israeliana, Bezalel Smotrich, secondo cui “l’elezione di Trump è un’importante occasione” per esercitare la sovranità israeliana sui territori palestinesi occupati, ossia la Cisgiordania. “Eravamo a un passo dall’applicare questa sovranità alle colonie in Giudea e Samaria, e ora è il momento giusto per farlo: il 2025 sarà l’anno della sovranità e non ho dubbi che Trump ci sosterrà in questa mossa”.

Parole subito criticate dall’Alto rappresentante Ue per la Politica estera, Josep Borrell, che su X ha dichiarato: “Condanno inequivocabilmente l’appello del ministro Smotrich ad applicare la sovranità in Cisgiordania, un chiaro passo verso l’annessione illegale. Tale retorica mina il diritto internazionale, viola i diritti dei palestinesi e minaccia qualsiasi prospettiva di una soluzione a due Stati”. Contrariamente a quanto sostengono molti, le parole del ministro delle Finanze di Tel Aviv non sono una provocazione o una boutade. L’emittente israeliana Kan ha rivelato che Netanyahu, parlando con i suoi più stretti collaboratori, avrebbe detto che, quando Trump tornerà ufficialmente alla Casa Bianca, “dovremmo rimettere sul tavolo la questione dell’annessione della Cisgiordania”.

In Medio Oriente la strage continua

Insomma Netanyahu sembra voler capitalizzare al massimo l’appoggio incondizionato promesso dal presidente Trump. Quel che è certo è che intanto la guerra prosegue su tutti i fronti, con una serie di raid che hanno colpito la periferia meridionale di Beirut, la capitale del Libano, e il campo profughi a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, dove almeno 14 persone hanno perso la vita. Qui, secondo Al Jazeera, gli aerei da guerra israeliani avrebbero colpito il distretto di Al-Mawasi, centrando un internet café e alcuni tendoni che ospitavano rifugiati palestinesi, causando l’ennesima strage di innocenti.

Altri cinque morti sono stati registrati durante un attacco aereo sulla città di Beit Hanun, nel nord dell’enclave palestinese, nella stessa area dove l’esercito israeliano (Idf) ha circondato anche una scuola, in cui sono ospitate 130 famiglie sfollate dalla stessa città, dove potrebbe scattare un blitz da un momento all’altro. Medio Oriente che si infiamma ulteriormente anche per via delle azioni degli Stati Uniti, che hanno lanciato un attacco in Siria, colpendo nove obiettivi associati a gruppi filo-iraniani in risposta agli attacchi delle ultime 24 ore contro personale americano nel Paese.

Il dramma degli aiuti umanitari

Con la guerra che sembra più lontana che mai da una soluzione, si moltiplicano gli allarmi delle organizzazioni internazionali per le disastrose condizioni di vita dei civili. Secondo il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (Wfp), “in Libano aumenta l’insicurezza alimentare” e le previsioni per il futuro sono a dir poco fosche: si prevede che la situazione alimentare continuerà a peggiorare a causa delle operazioni militari in corso, che stanno mettendo a dura prova le infrastrutture, sfollando forzatamente le popolazioni e aggravando gli effetti della crisi economica.

In particolare, il conflitto minaccia il settore agricolo della valle di Bekaa e del Libano meridionale, che rappresenta oltre il 60% della produzione agricola dell’intero Paese. Purtroppo non va meglio nella Striscia di Gaza, dove è in corso una grave carestia, con l’Onu che accusa le autorità israeliane di “continuare a negare l’accesso dei convogli umanitari nel nord di Gaza”. Su 50 richieste di accesso presentate alle autorità israeliane, 33 sono state respinte e otto inizialmente autorizzate sono state successivamente bloccate durante il percorso. Sempre secondo le Nazioni Unite, a ottobre “l’85 per cento delle 98 richieste di accesso a missioni umanitarie coordinate è stato negato da Israele”.

La smentita surreale dell’esercito di Netanyahu

Accuse che Tel Aviv ha seccamente smentito: l’Idf ha comunicato che “centinaia di pacchi di cibo e acqua sono stati portati nel nord di Gaza”, mentre il gabinetto di sicurezza israeliano ha fatto sapere di aver approvato ulteriori aiuti umanitari per i palestinesi, insieme a un aumento del numero di camion destinati all’enclave martoriata.