Dopo la caduta del regime siriano di Bashar al-Assad, le truppe di Israele – su ordine del primo ministro Benjamin Netanyahu – avevano occupato le alture del Golan. Territori da cui “non ce ne andremo più” aveva promesso il leader di Tel Aviv, sconfessando l’esercito dello Stato ebraico che aveva parlato di una manovra difensiva e temporanea.
Intento, quello di Netanyahu, che è diventato realtà con il suo governo che ha approvato un piano per espandere gli insediamenti sulle alture del Golan occupate, affermando di stare agendo “alla luce della guerra e del nuovo fronte che in Siria si trova ad affrontare”. “Rafforzare il Golan significa rafforzare lo Stato di Israele, ed è particolarmente importante in questo momento. Continueremo a tenerlo stretto, a farlo fiorire e a stabilirci in esso”, ha affermato il primo ministro.
Netanyahu non molla le alture del Golan: Tel Aviv approva nuovi insediamenti israeliani sul territorio siriano occupato
Una dichiarazione che ha scatenato l’ira del mondo arabo e le proteste delle Nazioni Unite che, al contrario, chiedevano di ritirare le truppe dal suolo siriano. Tra i più critici, gli Emirati arabi uniti che hanno “condannato con forza la decisione del governo israeliano di espandere gli insediamenti sulle alture del Golan occupate”, sostenendo che rischia di alimentare “un’ulteriore escalation e tensioni nella regione”.
In una nota, il ministero degli Esteri ha ribadito “l’impegno degli Emirati arabi uniti per l’unità, la sovranità e l’integrità territoriale dello Stato siriano”, rimarcando come il piano israeliano sia “in violazione e contro il diritto internazionale”. Nella nota si esprime quindi “il rifiuto categorico da parte degli Emirati arabi uniti di tutte le misure e pratiche volte ad alterare lo status legale delle alture del Golan occupate e che minacciano la sicurezza, la stabilità e la sovranità della Repubblica araba siriana”.