Dopo giorni di minacce da parte di Benjamin Netanyahu e malgrado il pressing degli Stati Uniti per scongiurare azioni potenzialmente catastrofiche, l’esercito di Israele ha attaccato l’Iran. È successo in piena notte quando, nei pressi della città di Esfahan, sono state registrate diverse esplosioni. Le detonazioni, secondo media iraniani, sarebbero state tre e avrebbero interessato una base aerea militare in cui sono ospitati gli F-14 Tomcat di fabbricazione statunitense, acquistati prima della rivoluzione islamica del 1979.
Al momento non è chiara né la portata del raid di Tel Aviv, né i danni provocati all’Iran. Come riporta l’agenzia iraniana Tasnim, “non si sono verificate grandi esplosioni” a Esfahan. Dopo l’attacco, le forze armate dell’Iran hanno dichiarato di aver abbattuto diversi droni mentre hanno segnalato che non c’è stato “nessun attacco missilistico” sul Paese. A dichiararlo è il portavoce dell’agenzia spaziale iraniana, Hossein Dalirian, su X (l’ex Twitter). Il governo di Teheran ha precisato, inoltre, che il raid non ha interessato gli impianti nucleari vicino a Esfahan che sono rimasti “completamente sicuri” grazie all’intervento delle batterie di difesa aerea.
L’attacco gela i rapporti tra Israele e Usa
Prima del blitz, come riporta la Cnn, Netanyahu ha avvisato Joe Biden che di lì a poco ci sarebbe stato l’attacco contro l’Iran. Una notizia che ha scosso l’amministrazione americana che per giorni ha provato a scongiurare il raid per paura che possa scatenare un’escalation del conflitto mediorientale. Proprio per questo, ricevuta la comunicazione di Netanyahu, l’inquilino della Casa Bianca – contrario all’intervento – “non ha approvato la risposta” militare israeliana che, quindi, è stata condotta senza alcun aiuto da parte statunitense.
Davanti alle resistenze di Biden, Netanyahu avrebbe provato a rassicurare il potente alleato spiegando che l’attacco sarebbe stato “limitato” e non avrebbe riguardato gli impianti nucleari iraniani. In altre parole il blitz, in risposta all’attacco sferrato sabato scorso da Teheran che a sua volta stava vendicando l’uccisione di alcuni suoi comandanti all’interno della sede diplomatica in Siria durante un raid israeliano, deve servire come “segnale all’Iran che Israele ha la capacità di colpire all’interno del Paese”.
Ma se il raid ha tranquillizzato l’occidente, in attesa di capire cosa farà l’Iran, c’è chi in Israele si lamenta per una risposta giudicata “moscia”. A scriverlo su X è Itamar Ben Gvir, ministro israeliano della Sicurezza nazionale e leader di destra radicale, che nei giorni scorsi aveva detto più volte che bisognava colpire molto duramente l’Iran. Lo stesso, con un secondo post, ha ulteriormente precisato che “le autorità israeliane si prendono in giro da sole”.
Netanyahu fa un regalo di compleanno alla Guida suprema Khamenei
La data scelta da Netanyahu per il contrattacco è tutt’altro che casuale. Proprio oggi, infatti, ricorre il giorno del compleanno della Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei, nato il 19 aprile del 1939. Un particolare che non è sfuggito agli israeliani che sul web, in modo provocatorio, si sono lasciati andare a sbeffeggiamenti nei confronti della massima carica dell’Iran in cui gli augurano “il buon compleanno”.
Un attacco che Israele non intende rivendicare, come riportato dal Jerusalem Post, “per ragioni strategiche” e a cui, secondo media iraniani, Teheran non prevede una ritorsione immediata.