Netanyahu esulta per la vittoria di Trump e festeggia aumentando intensità e numero degli attacchi sulla Striscia e sul Libano

Netanyahu esulta per la vittoria di Trump e festeggia aumentando intensità e numero degli attacchi sulla Striscia e sul Libano.

Netanyahu esulta per la vittoria di Trump e festeggia aumentando intensità e numero degli attacchi sulla Striscia e sul Libano

Chissà se c’è un leader mondiale più euforico di Benjamin Netanyahu per l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Il primo ministro di Israele, letteralmente il primo leader mondiale a congratularsi con il neo-presidente, non ha mai fatto mistero di tifare per il repubblicano che lo ha sempre incoraggiato ad andare avanti nel conflitto mediorientale “fino alla definitiva distruzione dei nemici” di Israele, in modo diametralmente opposto a quanto chiede Joe Biden e a quanto prometteva di chiedere Kamala Harris in caso di vittoria alle presidenziali americane.

Insomma, per Netanyahu, l’avvento di Trump, in un colpo solo, scaccia l’incubo di una Casa Bianca ostile a guida democratica e lo rende libero di condurre come meglio crede la guerra nella Striscia di Gaza, in Libano e forse anche contro l’Iran.

Netanyahu esulta per la vittoria di Trump e festeggia aumentando intensità e numero degli attacchi sulla Striscia e sul Libano

Che le cose stiano così lo ha fatto capire l’esercito israeliano (IDF), che nemmeno 24 ore dopo la vittoria di Trump ha annunciato che l’offensiva nel Nord della Striscia di Gaza si estenderà a Beit Lahiya, dopo che l’intelligence ha rivelato la presenza di operazioni di Hamas in quel luogo, dove vivono circa 3 mila palestinesi a cui è stato chiesto di evacuare l’area il più presto possibile.

Sempre l’esercito ha anche condotto un nuovo raid nella non lontana Jabalia, dove sono stati uccisi 50 militanti di Hamas, e ha lanciato una massiccia campagna aerea in Libano che ha interessato i sobborghi meridionali della capitale Beirut, incluso un sito adiacente all’unico aeroporto internazionale del Paese. Gli attacchi hanno coinvolto anche il resto del Paese, colpendo soprattutto Sidone, nel sud, dove un raid israeliano – secondo quanto riportano fonti locali – avrebbe mirato un’auto all’ingresso della città, ferendo quattro caschi blu dell’ONU che si trovavano sul posto per attività di pattugliamento.

Ondata di blitz e raid che ha scatenato la reazione dell’Alto rappresentante europeo per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, che si è detto “sconcertato” dagli attacchi israeliani su Bekaa, Baalbek, Nasriya e vicino all’aeroporto di Beirut, spiegando che “il rispetto del diritto internazionale umanitario non è negoziabile. Chiediamo ancora una volta un cessate il fuoco immediato e l’attuazione simmetrica della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite”.

L’Iran avvisa Israele: “Presto verrete colpiti”

Di tutta risposta, Hamas e Hezbollah hanno risposto lanciando una selva di missili, in più ondate, verso Israele, che sono stati disinnescati dal sistema difensivo Iron Dome. Insomma, la guerra in Medio Oriente sembra ancora lunga, malgrado Trump abbia più volte affermato in campagna elettorale che riuscirà a farla finire dopo il suo insediamento, previsto a fine gennaio. A lasciarlo intendere c’è l’annuncio del ministero israeliano della Difesa, che su input di Netanyahu ha raggiunto un accordo con gli Usa per l’acquisto di uno squadrone di jet da combattimento F-15IA, la variante israeliana dell’avanzato F-15EX prodotta dalla Boeing, per la cifra record di 5,2 miliardi di dollari. Aerei da combattimento, utili anche in chiave anti-iraniana, che verranno pagati, ironia della sorte, dagli aiuti militari che gli Stati Uniti hanno erogato a Israele negli ultimi mesi.

Proprio il regime di Teheran, che per Trump è la grande minaccia del Medio Oriente, in queste ore è tornato a minacciare Israele. Come affermato dal vice comandante delle Guardie della rivoluzione iraniana, Ali Fadavi, “l’Iran e il Fronte della Resistenza sono preparati e i sionisti non hanno la capacità di affrontarci, dovrebbero attendere la nostra risposta”, a cui collaboreranno anche le milizie filo-iraniane in Yemen, Siria e Iraq. “La geografia del regime sionista è piccola e abbiamo una serie di obiettivi significativi e di impatto all’interno di questo regime”, ha tuonato il fedelissimo della Guida Suprema, Ali Khamenei, con parole che fanno temere per un imminente allargamento del conflitto mediorientale.