Dopo aver decimato il gruppo dirigente di Hezbollah, sia nella parte politica capeggiata dal leader Hassan Nasrallah sia in quella militare, l’esercito di Israele (Idf) non si è fermato. Anzi, con gli ultimi raid, l’esercito guidato da Benjamin Netanyahu ha inflitto un duro colpo al braccio finanziario del gruppo terroristico. A darne notizia sono le Forze di Difesa Israeliane, che hanno dichiarato di aver colpito decine di siti collegati a un’organizzazione che finanzia il gruppo filo-iraniano, l’al-Qard al-Hassan Association.
In particolare, nel mirino sono finite alcune filiali di una banca senza licenza, considerata una delle principali fonti di finanziamento del gruppo. Questo blitz, secondo l’esercito israeliano, è stato necessario perché Hezbollah deterrebbe qui centinaia di milioni di dollari, compresi fondi direttamente associati alle attività terroristiche del braccio militare del cosiddetto Partito di Dio.
Sempre secondo quanto dichiarato da Tel Aviv, i fondi sarebbero utilizzati per l’acquisto di armi e per il pagamento degli stipendi dei miliziani.
Netanyahu bombarda le banche di Beirut vicine a Hezbollah
Come accade spesso in queste circostanze, l’Idf ha assicurato di aver “adottato misure estese per evitare danni ai civili, emettendo molteplici avvertimenti per l’evacuazione” al fine di evitare “danni collaterali”. Tuttavia, queste misure sembrano non aver avuto l’effetto desiderato. Lo ha affermato la Coordinatrice Speciale delle Nazioni Unite per il Libano, Jeanine Hennis, in un post su X, in cui ha riferito che a Beirut si è diffuso il “panico per gli attacchi israeliani alle filiali della banca al-Qard al-Hassan”, aggiungendo che c’è stata una “breve finestra per mettersi in salvo” a cui hanno fatto seguito le “intense esplosioni che hanno riecheggiato a lungo in tutta la città”.
“Ogni giorno, il Libano soffre di più. Ma anche in mezzo alla violenza crescente, le soluzioni restano disponibili, se solo si riuscissero a cogliere le opportunità”, ha concluso la coordinatrice Onu. Quel che è certo è che il raid non fa che accrescere la tensione in Libano e in tutto il Medio Oriente. Dall’organizzazione al-Qard al-Hassan fanno sapere di aver adottato “tutte le procedure necessarie dall’inizio della guerra per salvaguardare i depositi e gli oggetti di valore” e di poter confermare che questi ultimi “sono al sicuro”.
Tuttavia, hanno anche avvertito Israele che ci saranno ripercussioni, con la più classica delle minacce: “Occhio per occhio, dente per dente”. Minacce che non sembrano spaventare il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, che ha dichiarato molto chiaramente che gli attacchi in Libano continueranno e fanno parte di un “attacco israeliano su vasta scala” che mira a “piegare Hezbollah”. Katz, stretto alleato di Netanyahu, ha anche aggiunto che “Beirut ora è in fiamme” e ha sottolineato che “continueremo a colpire il proxy iraniano (Hezbollah, ndr) finché non crollerà”.
Attacco all’Iran, Netanyahu: “Verrà approvato all’ultimo minuto per massimizzare l’effetto sorpresa”
In Libano, continuano anche gli attacchi israeliani contro il contingente Onu della missione Unifil. L’ultimo episodio è avvenuto domenica, quando – come riportato in un comunicato delle Nazioni Unite – un bulldozer dell’Idf ha “deliberatamente demolito una torre di osservazione” e “la recinzione perimetrale di una postazione Onu nel Sud del Libano”. Nel comunicato si legge: “Ancora una volta ricordiamo che violare una posizione Onu e danneggiare i beni dell’Onu è una flagrante violazione del diritto internazionale e mette a rischio la sicurezza e la protezione dei nostri peacekeeper, in violazione del diritto internazionale umanitario. Nonostante la pressione sulla missione e sui Paesi contributori di truppe, i peacekeeper rimangono in tutte le loro postazioni. Continueremo a svolgere i nostri compiti obbligatori di monitoraggio e segnalazione”.
Come se non bastasse, l’intero Medio Oriente è col fiato sospeso per l’attesa rappresaglia di Israele contro l’Iran. La novità arriva dal gabinetto di sicurezza politica israeliano, che ha tenuto una riunione durata sei ore, durante la quale i ministri hanno criticato la “risposta debole” dell’Idf al lancio del drone dal Libano, che sabato ha colpito la residenza del primo ministro Netanyahu a Cesarea, per poi discutere anche del piano per l’attacco a Teheran.
Netanyahu e il ministro della Difesa, Yoav Gallant, dopo aver affermato che la vendetta contro Hezbollah sarà durissima, hanno affrontato il dossier sull’Iran, ottenendo il via libera dai colleghi per i piani d’attacco. Il raid, però, verrà autorizzato soltanto all’ultimo momento, come già accaduto con gli attacchi contro gli Houthi e per l’eliminazione di Nasrallah, al fine di massimizzare l’effetto sorpresa. Come da consuetudine, l’entourage della Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, ha risposto affermando che “l’Iran è pronto e, se attaccato, ridurrà Tel Aviv in cenere”.