Nessun progresso nei negoziati, Gaza rivede l’incubo della guerra

“Nessun progresso nei negoziati”. La delegazione israeliana torna a mani vuote dal Cairo e Gaza rivede l’incubo della guerra

Nessun progresso nei negoziati, Gaza rivede l’incubo della guerra

Malgrado i negoziati proseguano senza sosta, la ripresa delle ostilità nella Striscia di Gaza appare ormai imminente. Lo stallo nelle trattative tra Hamas e Israele persiste: la delegazione di negoziatori di Tel Aviv è tornata dal Cairo, dove aveva incontrato alti funzionari egiziani per discutere i termini dell’accordo di cessate il fuoco e del rilascio degli ostaggi, senza alcun risultato concreto. A riferirlo è il quotidiano israeliano Haaretz, citando una fonte anonima informata sui dettagli, secondo cui “non sono stati raggiunti progressi significativi per avvicinare le posizioni” di Israele e del movimento terroristico palestinese.

Le trattative proseguiranno oggi, spostandosi dal Cairo a Doha, in Qatar, dove è attesa la delegazione di Hamas guidata da Khalil al-Hayya per discutere della proposta dell’inviato americano Steve Witkoff. Il piano prevede “l’immediata restituzione di undici ostaggi vivi e della metà degli ostaggi morti”, come richiesto dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che offre in cambio un’estensione della tregua fino a metà aprile, senza però fornire alcuna garanzia per una stabilizzazione definitiva del cessate il fuoco.

Tuttavia, Hamas ha già respinto la proposta, definendola “inaccettabile” e ribadendo la necessità di rispettare gli accordi raggiunti a inizio gennaio, che – secondo il gruppo palestinese – Netanyahu avrebbe più volte disatteso. Hamas punta invece a un’intesa che conduca a una pace definitiva.

A Gaza è iniziato il conto alla rovescia

Di fronte a questo stallo, un accordo in tempi brevi appare improbabile. Anzi, tutto lascia presagire che Israele, come richiesto dall’estrema destra che sostiene il governo Netanyahu, possa presto riprendere i combattimenti nella Striscia di Gaza, già devastata da una crisi umanitaria senza precedenti.

Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (UNRWA), la situazione è stata aggravata dalla decisione delle autorità israeliane, presa ormai due settimane fa, di sospendere l’ingresso degli aiuti umanitari. La crisi è stata ulteriormente esacerbata dall’interruzione della fornitura di elettricità, imposta come misura di ritorsione contro Hamas dal ministro israeliano dell’Energia e delle Infrastrutture Eli Cohen.

Una decisione che ha suscitato dure critiche da parte dell’Unione Europea. La commissaria UE per la Gestione delle crisi, Hadja Lahbib, ha condannato apertamente Tel Aviv: “La situazione a Gaza è estremamente preoccupante. Non arrivano aiuti umanitari. All’inizio del mese, le autorità israeliane hanno interrotto la fornitura di elettricità e di aiuti. La gente sta morendo. Il diritto internazionale umanitario non è negoziabile, deve essere rispettato da tutte le parti. Chiedo quindi il pieno accesso agli aiuti umanitari”.

Anche il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, ha lanciato un appello alla comunità internazionale affinché si assuma le proprie responsabilità nel fronteggiare la catastrofe umanitaria in corso e prenda posizione contro “la politica della fame perseguita dall’occupazione israeliana nella sua brutale guerra contro il popolo palestinese”.

L’amministrazione Netanyahu ha respinto le accuse, definendole fake news e ribadendo di avere il pieno sostegno degli Stati Uniti.

Il Medio Oriente in fiamme

Mentre si cerca di mantenere il cessate il fuoco, i combattimenti sono già ripresi in diverse aree della Striscia di Gaza e del Medio Oriente. Almeno tre persone sono state uccise tra Gaza e Rafah in una serie di raid con droni lanciati dall’esercito israeliano (IDF). Tel Aviv ha giustificato le operazioni come una risposta necessaria per “neutralizzare gruppi di militanti intenti a piazzare ordigni esplosivi nella Striscia”, mettendo a rischio la vita dei soldati israeliani.

Nel frattempo, torna a divampare la tensione anche in Cisgiordania, dove alcuni palestinesi della città di Susiya hanno denunciato di essere stati attaccati con pietre da un gruppo di almeno otto coloni israeliani incappucciati. Secondo le prime ricostruzioni, la polizia e le forze dell’IDF non erano presenti al momento dell’aggressione, che ha provocato il ferimento di due civili palestinesi e la distruzione di vigneti e abitazioni.

Attacchi sono stati segnalati anche in Libano meridionale, dove un drone israeliano ha colpito un’automobile ferendo le due persone a bordo. Secondo il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, si trattava di “agenti di Hezbollah”, mentre le autorità libanesi sostengono che le vittime fossero civili. Beirut ha denunciato l’episodio come una possibile “violazione dell’accordo di cessate il fuoco”.