Il governo Meloni è stato chiaro: nella prossima Manovra nessun taglio ai fondi di cui gode il ministero della Difesa. Guido Crosetto, dunque, può dormire sonni tranquilli. La spesa militare non è a rischio. Si capirà solo col tempo in che maniera verranno utilizzati questi soldi. Un’idea, però, visto il pregresso possiamo farcela abbastanza nitidamente. Considerando i due conflitti in corso e l’impegno del nostro Paese nel supportare le parti in causa, è verosimile che gran parte dei fondi serviranno per finanziare nuovi progetti militari.
Non bisogna dimenticare, d’altronde, che sul nostro Paese pende la spada di Damocle della Nato che chiede insistentemente che il nostro Paese investa il 2% del Pil in armi. Una richiesta per anni respinta dai governi precedenti e che invece ha trovato sponda nel governo guidato da Giorgia Meloni. Non è un caso, allora, che negli ultimi anni la spesa per ami e sistemi militari è letteralmente esplosa, come documentato dall’Osservatorio Milex: 6,7 miliardi nel 2021; 8 sia nel 2022 che nel 2023; 9,3 nel 2024.
Spesa militare, è già allarme rosso
Vedremo a quanto lieviterà la spesa nel 2025. Il rischio che però aumenti e non di poco è concreto. Tanto che i Cinque stelle hanno già lanciato l’allarme: “Apprendiamo dalla nota ufficiale di Palazzo Chigi che la manovra della Meloni prevede ‘il potenziamento degli investimenti nel settore difesa’, ovvero nei programmi di riarmo.
Vogliamo sapere da Giorgetti e da Crosetto in che misura è previsto questo potenziamento, visto e considerato che già quest’anno le spese di riarmo hanno toccato il record storico di 9,3 miliardi con un aumento di quasi il 17 percento rispetto all’anno precedente e del 39 percento rispetto al 2021”, hanno spiegato i capigruppo del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Difesa di Camera e Senato, Marco Pellegrini e Bruno Marton.
Lanciarazzi e corazzati
Il punto, però, è che probabilmente non c’è da stupirsi più di tanto. Scorrendo gli atti del governo sottoposti a parere parlamentare, infatti, scopriamo che ci sono ben 13 provvedimenti inviati dalla Difesa alle competenti commissioni (Difesa e Bilancio) di Camera e Senato. Parliamo di investimenti monstre per svariati programmi militari. Qualche esempio? Il governo vuole potenziare le capacità del nostro esercito attraverso l’acquisizione di “razzi guidati per sistema d’arma lanciarazzi Multiple Launch Rocket System (MLRS)”.
In altre parole, parliamo di lanciarazzi “con capacità di supporto di fuoco a sostegno della manovra non a contatto e in profondità, assolvendo prioritariamente alla missione tattica di supporto generale”. Costo dell’operazione: olte 400 milioni di euro da qui al 2031. Un altro programma, ancora, prevede l’acquisizione di “missili guidati con capacità loitering a favore delle unità di artiglieria terrestre dell’Esercito italiano”.
Un programma che rientra in un progetto ancora più corposo che prevede, a sua volta, l’ammodernamento tout-court del sistema missilistico italiano, per il quale da qui al 2036 si prevede un finanziamento di circa 3,6 miliardi di euro. E poi, ancora, tra i vari programmi in discussione in Parlamento spiccano “sistemi anti-droni per unità navali della Marina militare”, “sistemi d’arma di tipo obice semovente ruotato e relativo munizionamento a favore delle unità di artiglieria terrestre di supporto alle Forze medie dell’Esercito italiano”, “Rinnovamento della componente corazzata (nuovo Main Battle Tank e piattaforme derivate) dello strumento militare terrestre”. Costo complessivo: oltre 5 miliardi.