Abbiamo scherzato. L’Austria, dopo aver parlato due giorni fa della possibilità concreta di mettere in campo l’esercito contro i migranti al confine con l’Italia, dopo nemmeno 24 ore ha fatto dietrfront. “L’Austria non eseguirà alcun controllo ai confini del Brennero al momento e non sta per ricorrere all’impiego dell’esercito nell’immediato”, ha detto il cancelliere Christian Kern in una conferenza stampa a Vienna, durante la quale ha bollato come un “equivoco” la crisi esplosa con l’Italia. La scintilla, si ricorderà, è scattata con le dichiarazioni del ministro della Difesa Hans Peter Doskozil, che parlava dell’attivazione di “controlli alle frontiere” e di “un dispiegamento di militari“. Parole che avevano scatenato l’irritazione del governo di Roma e la convocazione dell’ambasciatore austriaco, René Pollitzer, alla Farnesina. Ma dopo le dichiarazioni di Kern – che questa mattina ha parlato col premier italiano Paolo Gentiloni – rientra la crisi tra Austria e Italia e fonti di Palazzo Chigi prendono atto della correzione di rotta da parte del governo austriaco rispetto all’ipotizzato dispiegamento di uomini e mezzi al confine del Brennero. Non è un caso che lo stesso Kern abbia parlato di semplice “malinteso” tra Italia e Austria sulla gestione dei migranti e ha assicurato che l’esercito di Vienna non si trova alla frontiera italiana. Questo non vuol dire che non ci saranno controlli al Brennero ma, ha spiegato Kern, scatteranno solo in caso di un incremento del numero di migranti in arrivo, ma non c’è alcun bisogno particolare in questo momento. “Non stiamo dispiegando i carri armati al Brennero – ha sottolineato Kern – e posso sottolineare che la cooperazione con l’Italia è veramente buona”.
L’informativa – La situazione, però, resta nell’emergenza più profonda. Ieri, durante l’informativa del ministro Marco Minniti prima alla Camera e poi al Senato, ha ribadito che l’Europa avrebbe accolto le proposte avanzate dall’Italia. Un modo, in realtà, per prendere tempo dato che dalla bozza presentata due giorni fa non si parla, ad esempio, della possibilità che i porti di Francia e Spagna si mettano a disposizione per l’accoglienza di migranti. Non a caso Minniti, nel corso del suo intervento a Palazzo Madama, ha sottolineato che “il vero peccato originale è il Trattato di Dublino del 2003” che, ha continuato il ministro, ha creato una sorta di “gabbia” per l’Italia, costretta ad ospitare tutti i profughi che sbarcano, anche chi vorrebbe chiedere asilo in altri Paesi europei. Ma non sono mancati anche ammonimenti del nostro ministro nei confronti di Bruxelles, a cominciare dagli ulteriori finanziamenti previsti: “insufficienti” ha detto Minniti, secondo cui “c’è bisogno di un impegno diretto dei singoli Stati membri”, poiché “è ingiustificata la sproporzione tra quello che si è investito nella rotta balcanica e quello che si sta investendo oggi per il Mediterraneo”. Il clima, dunque, resta teso. Ecco perché determinante sarà l’incontro di oggi a Tallin tra i ministri di Giustizia e degli Interni europei.