di Gaetano Pedullà
Qui crolla tutto, meglio andare a votare. Grillo da Napolitano inizia a far politica mentre ieri in Parlamento è stata una giornata di straordinaria follia. Inedita la mossa del Pdl che ha tentato di fermare i lavori della Camera per tre giorni in segno di protesta contro la decisione della Cassazione di anticipare al 30 luglio la decisione sul processo Mediaset. Imbarazzata la risposta del Pd, che ha accettato di fermare i lavori parlamentari, spacciando per un successo lo stop ridotto da tre a un solo giorno. Prevedibile la non condivisione di questa scelta da parte dei deputati renziani, ormai decisi ad andare a nuove elezioni. Naturali le proteste di Sel e Cinque Stelle, per i quali è inconcepibile fermare il Parlamento per la vicenda giudiziaria del Cavaliere. Mischiate tutto e viene fuori il delirio vissuto ieri, con il governo sempre più fragile, Napolitano alla finestra e l’economia che continua ad andare a rotoli. Unica nota positiva, la mossa abile di Enrico Letta che spariglia presentandosi per la prima volta al Question Time di Montecitorio (erano sei anni che non si vedeva un premier rispondere ai deputati). Da una melassa così non illudiamoci venga fuori niente di buono per il Paese. Rinvii di ogni decisione a parte, al massimo si continuerà a navigare a vista, facendo finta un giorno che l’Europa ci salvi e registrando il giorno dopo che i mercati ci declassano. Promettendo la mattina di togliere l’Imu o l’aumento Iva e confermando il pomeriggio che però pagheremo a settembre. Perché allora non fermare tutto? Mettere un solo punto all’ordine del giorno delle Camere – fare la legge elettorale – e andare a votare, consentendo al Paese di uscire da questo stallo disarmante. Le logiche di bottega dei partiti, l’Europa e i mercati che vogliono garanzie sui loro crediti continuano a frenare. Ma senza uno shock, in questo caos, non andiamo lontano.