Nelson Yontu Maffo, medico fiscale dell’Inps originario del Camerun il 2 giugno scorso ha suonato alla porta di un appartamento della periferia di Chioggia, nel Veneziano. Il lavoratore, in malattia, non c’era. È arrivato dopo, in ciabatte, in sella alla bicicletta, forse avvertito dalla moglie.
Nelson Yontu Maffo: il medico fiscale dell’Inps minacciato a Chioggia
“Ha chiuso il portone in modo da impedirmi di uscire dal cortile – racconta – e ci ha piazzato davanti una sedia. Mi ha intimato di mettere nero su bianco che l’avevo trovato regolarmente a casa. Altrimenti, diceva, mi avrebbe tagliato la testa”. Tutto il vicinato ha assistito alla scena ma nessuno ha mosso un dito per difenderlo. Non contento, quando il medico si è allontanato, l’aggressore lo ha inseguito in motorino rompendo la maniglia della sua vettura. “Quell’uomo mi spingeva, premendomi le dita sul torace. E intanto urlava: ‘Negro di merda, da qui non esci vivo. Tu firmi che ero in casa o ti spacco la testa”.
Il sanitario ha denunciato l’episodio ai Carabinieri ma è anche deciso ad allontanarsi da Chioggia, chiedendo il trasferimento. “Ho paura per la mia famiglia – ha detto in lacrime – non posso lavorare in queste condizioni”. Denunciando l’accaduto ha pensato soprattutto alla figlia di due anni. “Non sopporto l’idea – ha concluso – che cresca in una società dove ci sono individui che usano il colore della pelle per insultare”.
“Sei africano, vattene da qui”
A parlare della vicenda è stata anche la fidanzata del medico, Francesca Moro, con un lungo post su Facebook. “Cosa significa essere un medico nero a Chioggia nel 2021. È il 2 giugno, stai aspettando con la tua bimba che il suo papà torni dal lavoro per mangiare una pizza. Invece ti arriva una telefonata in cui lui ti dice, con voce strozzata, che ha chiamato la polizia perché lo stanno inseguendo in moto e lo vogliono picchiare”.
Trent’anni, gli ultimi undici vissuti in Italia, e una laurea in Medicina conseguita all’Università di Padova nel 2017, il dottor Yontu Maffo lavora a Chioggia da sei mesi. “Sei mesi di continue, piccole aggressioni verbali. È umiliante, ma mai mi era capitato di temere di non poter tornare a casa dalla mia bam”bina e dalla mia compagna”, dice oggi a La Stampa.