Il Parlamento europeo è riuscito nell’incredibile compito di far apparire Jean-Claude Juncker un gigante. Sì, proprio lui: il presidente della commissione europea più chiacchierato e fin dall’insediamento bersagliato da sacrosante critiche. Del resto un leader che è stato premier del Lussemburgo, storico paradiso fiscale nel cuore dell’Europa, ha sicuramente uno scarso appeal tra i cittadini comuni. Che, peraltro, ricordano soprattutto il suo nome come ex capo dell’Eurogruppo, manovrato a piacimento dalla Germania di Angela Merkel.
Attacco – Ebbene, il numero uno della commissione è diventato una sorta di eroe popolare per aver detto quello che tutti pensano: l’Europarlamento è ridicolo. O meglio: è stato ridicolo perché nel giorno del dibattito sull’emergenza migranti, gli eurodeputati presenti erano a malapena una trentina su un totale di 750. Meno di un decimo del totale. “Siete ridicoli”, ha tuonato Juncker, rivolgendosi all’Europarlamento. E dopo ha puntato il dito contro l’ipocrisia che regna in Aula: “Se avessimo avuto qui Angela Merkel o Emmanuel Macron, avremmo avuto l’Aula piena. Il Parlamento non è serio. Non parteciperò più a questo genere di dibattiti”. Parole che hanno provocato la reazione del presidente dell’emiciclo, Antonio Tajani: “Non le consento di usare questo linguaggio, è il Parlamento che controlla la Commissione e non il contrario”. Una difesa d’ufficio che solleva un quesito: la funzione di controllo viene esercitata solo da un manipolo di coraggiosi eurodeputati? Ma a quel punto il presidente della commissione aveva già vissuto il suo momento di gloria, quindi non ha insistito preferendo non parlare ulteriormente.
Autodifesa – Manco a dirlo, gli assenti si sono risentiti criticando Juncker. “Invece di usare parole forti al Parlamento europeo, sarebbe meglio se Jean-Claude Juncker dirigesse la sua rabbia contro il Consiglio per la sua inazione sull’immigrazione”, ha dichiarato il capogruppo dei Socialisti&Democratici, Gianni Pittella. Mentre l’eurodeputato del Pd, Daniele Viotti, ha chiesto di “non cedere a facili populismi”. “Da un politico che ha alle spalle almeno 50 anni di esperienza di governo e di parlamenti ci si aspetterebbero parole più misurate”, ha sostenuto l’esponente dem. Ma anche anche Forza Italia, con Lara Comi, ha difeso gli assenti: “Non si possono utilizzare termini tanto offensivi e inadeguati in una sede istituzionale, bisogna cominciare a moderare i toni”.
Ipocrisia – In questo tripudio di nonsenso, è arrivato anche l’intervento del premier maltese, Jospeh Muscat, che predica benissimo: “Sulle migrazioni, con tutte le buone intenzioni e le dichiarazioni, quando si tratta di una solidarietà effettiva, noi, gli Stati membri dell’Ue, dovremmo vergognarci tutti di quello che abbiamo fatto. Paesi come l’Italia hanno visto centinaia di migliaia di bambini, donne e uomini raggiungere le sue coste: guardiamo a questa Europa che, su questo argomento, è un fallimento”. Peccato, però, che lo stesso Muscat razzoli molto male: finora Malta non ha accolto nemmeno un profugo. Insomma, una giornata di ordinaria follia in cui anche Juncker è apparso come un gigante.